Nell'Artico canadese una roccia ha conservato fino a oggi il fossile che potrebbe riscrivere la storia della conquista della terraferma da parte degli esseri viventi e anticipare l'origine di organismi tanto diffusi quanto poco conosciuti dal pubblico: i funghi. La scoperta è descritta in un articolo pubblicato su Nature.
Ricostruire le caratteristiche di alcune delle forme di vita presenti circa 300 milioni di anni fa sulla Terra è un obiettivo a dir poco ambizioso. Un fossile ben conservato, le sue antiche impronte e un insieme di tecnologie all'avanguardia hanno reso possibile lo studio della locomozione di Orobates pabsti, un vicino parente dell'ultimo antenato comune di rettili, uccelli e mammiferi, quindi anche di noi esseri umani.
Cambroraster, un altro “alieno dal tempo profondo”
I fossili di Darwin: un viaggio 3D alla scoperta di una storia lontana
Formiche dall'inferno
Le balene sono sempre state giganti? La risposta in un fossile ritrovato a Matera
Maestose dominatrici degli oceani. È probabilmente così che la maggior parte di noi immagina le balene. Le dimensioni di questi animali non sono sempre state quelle che conosciamo e gli scienziati stanno cercando da anni, studiando i pochi resti a disposizione, di capire quando, come e perché questi cetacei abbiano iniziato a diventare giganti. Pochi giorni fa, su Biology Letters, è stato pubblicato un articolo che tenta di dare una prima risposta a queste domande, smentendo le conoscenze pregresse.
The Dating Saga III: la racemizzazione degli amminoacidi
È di Schmidtiellus reetae il più antico occhio analizzato, una delle 10.000 specie di trilobiti, il cui fossile è conservato nell’Institute of Geology della Tallinn University of Technology, in Estonia. Il lavoro svolto su questo reperto è stato descritto in un articolo pubblicato su Proceeding of National Academy of Sciences e ci ha rivelato alcuni segreti dell’apparato visivo di uno dei primissimi animali ad averne uno.