La nostra penisola non è certo luogo di scoperte zoologiche frequenti; tuttavia, anch’essa riserva le sue sorprese. Dai dati più recenti, pubblicati nel 2013, l’Italia ospiterebbe circa 53.000 specie animali, di cui circa 1.300 vertebrati; gli studiosi hanno calcolato che il 10% circa degli invertebrati ed il 5% dei vertebrati sarebbero endemici, e considerata la storia geologica recente del nostro Paese non si tratta di dati poco credibili, anzi. Nel 1907 fu descritta dalla Calabria una nuova specie di scoiattolo, che fu chiamata Sciurus meridionalis, dal pelo nero e più grosso dello scoiattolo comune.
La nostra penisola non è certo luogo di scoperte zoologiche frequenti; tuttavia, anch’essa riserva le sue sorprese. Dai dati più recenti, pubblicati nel 2013, l’Italia ospiterebbe circa 53.000 specie animali, di cui circa 1.300 vertebrati; gli studiosi hanno calcolato che il 10% circa degli invertebrati ed il 5% dei vertebrati sarebbero endemici, e considerata la storia geologica recente del nostro Paese non si tratta di dati poco credibili, anzi.
Dopotutto, anche nel record fossile gli animali endemici in Italia hanno fatto capolino spesso dalle pagine del libro degli strati: basti pensare ad esempi come l’insettivoro gigante Deinogaleryx del Gargano, oppure l’Elephas falconeri, l’elefante nano siciliano. L’esistenza di sottospecie geografiche è altrettanto frequente, anche a causa dei particolari “confini” dei nostri ambienti: l’Italia è letteralmente tagliata in due dagli Appennini, che costituiscono una barriera notevole (e non solo per le faune), e le catene montuose meridionali e settentrionali non sono da meno.
Una riscoperta di casa nostra
Nel 1907 fu descritta dalla Calabria una nuova specie di scoiattolo, che fu chiamata Sciurus meridionalis, dal pelo nero e più grosso dello scoiattolo comune. L’autore della pubblicazione, il marchese Armando Lucifero, descrive questo scoiattolo come diverso sia nella forma del corpo che nel colore della pelliccia, aggiungendo che “a memoria d’uomo” in Calabria esistono solo scoiattoli neri. Le revisioni tassonomiche più recenti hanno declassato questa specie al rango di sottospecie, ma gli ultimi anni hanno visto progressi notevoli della sistematica zoologica grazie alle tecniche recenti di analisi genetica. Ed è proprio tramite un esame genetico approfondito che un gruppo di studiosi italiani ha ridato validità di specie allo scoiattolo nero della Calabria.
Scoiattolo nero della Calabria
Questo è il nome proposto dal team, che ha pubblicato le conclusioni nel 2017 sul giornale Hystrix. Lo Sciurus meridionalis sembra essere davvero una specie a sé stante, e queste conclusioni sono supportate dalle analisi genetiche; inoltre, l’areale di distribuzione dello scoiattolo nero della Calabria e quello dello scoiattolo comune non si sovrappongono, dato che lo Sciurus vulgaris è segnalato fino alla Campania e Basilicata settentrionali, e solo circa 100 km più a sud inizia la distribuzione geografica dello Sciurus meridionalis.
Una nuova specie, quindi, si aggiunge alla lista faunistica italiana, e – purtroppo va detto – è stata appena riscoperta, ma è già in pericolo a causa del ristretto areale di distribuzione e dell’impatto ambientale nella zona. Per fortuna, tuttavia, gli autori dell’articolo asseriscono che i dati finora raccolti non sono sufficienti a confermare lo stato di vulnerabilità di questa specie. Forse una speranza in più per un altro tesoro della nostra penisola.
[Immagine: scoiattolo nero, credit A. Mancuso]
