“Ricordati, uomo, che polvere sei e in polvere ritornerai”. Ho scelto questa frase che ritroviamo nel libro della Genesi per introdurre l’argomento dell’appuntamento di oggi su “Scienza e beni culturali”. La morte, purtroppo, è il destino ineluttabile non solo degli esseri umani ma anche delle opere del loro ingegno.
“Ricordati, uomo, che polvere sei e in polvere ritornerai”. Ho scelto questa frase che ritroviamo nel libro della Genesi per introdurre l’argomento dell’appuntamento di oggi su “Scienza e beni culturali”. La morte, purtroppo, è il destino ineluttabile non solo degli esseri umani ma anche delle opere del loro ingegno.
Ogni artista, architetto, scultore, pittore, ingegnere delle epoche passate ha realizzato la propria opera con la speranza che quel figlio, quella manifestazione di bellezza scaturita dalle sue mani, gli sopravvivesse, viaggiasse nel tempo per dare testimonianza di un determinato messaggio politico, religioso e, in tempi recenti, anche autobiografico. Ma la materia non è immortale e, per quanto possiamo cercare di rimandare il momento della disgregazione, ci sarà un punto di non ritorno in cui le attività di conservazione non potranno fare molto o il restauro avrà dovuto interagire con l’opera – sì, perché è un dialogo tra passato e presente basato su cura e rispetto – tanto da lasciarne poco o nulla della sostanza iniziale.
Teoricamente giusto o sbagliato che sia, grazie all’avvento di tecnologie quali il laser scanner e la stampa 3D, si stanno riproducendo copie di monumenti che, nel giorno della loro irreparabile perdita, le possano sostituire. Un modo per conservare la conoscenza e la memoria delle grandi testimonianze artistiche delle antiche civiltà. Questo è stato fatto recentemente con i Buddha delle Grotte di Yungang, in Cina.
Le Grotte di Yungang, patrimonio dell’umanità UNESCO dal 2001, sono state scolpite tra la metà del V e i primi anni del VI secolo d.C. Il sito comprende 256 caverne e nicchie e 51.000 statue di Buddha presenti in un’area ampia 18.000 metri quadrati. Il luogo conserva capolavori classici dell’arte cinese che hanno esercitato un forte impatto sulla statuaria realizzata nell’Asia centrale e meridionale. Le sculture, le cui dimensioni spaziano dai 2 metri ai 17 metri di altezza, sono soggette a erosione dovuta agli agenti atmosferici, la cui azione non può essere fermata (se pensate che quegli stessi fattori sono responsabili della modellazione del paesaggio, capirete quanto sia difficile contrastarli efficacemente).
Per “preservare le informazioni in esse contenute in maniera scientifica, comprensiva e autentica”, l’Istituto dei Beni Culturali dell’Università di Zhejiang ha iniziato a costruire repliche dei Buddha con stampanti 3D: oltre venti macchinari hanno riprodotto, in cinque mesi, gli esemplari presenti in tre delle Grotte di Yungang.
La stampa 3D permette di costruire oggetti tridimensionali partendo da un modello digitale in tre dimensioni che può essere progettato con appositi software oppure costruito con dati ottenuti da un oggetto analizzato con un laser scanner.
È così che, dalle immagini ad alta risoluzione acquisite con gli scanner, è stato possibile riprodurre le statue con margini di errore molto bassi (per un Buddha alto 10 metri, l’errore calcolato tra l’originale e la replica sarà di meno di 5 millimetri). Le copie saranno presto visitabili nella città di Qingdao. Una cura palliativa per un morbo inarrestabile: l’azione del tempo.
Immagine di copertina – Due delle statue delle Grotte di Yungang, in Cina. La parte anteriore della cavità è crollata rendendo visibili dall’esterno le sculture. Fonte: Felix Andrews (Floybix) (Own work) [GFDL (http://www.gnu.org/copyleft/fdl.html), CC-BY-SA-3.0 (http://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/) or CC BY-SA 2.5-2.0-1.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.5-2.0-1.0)], via Wikimedia Commons
