Sapere Scienza

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Le aree costiere affacciate sul mar Mediterraneo potrebbero presto cambiare la propria conformazione causando danni non solo di tipo economico (pensate allo sfruttamento turistico) ma anche e soprattutto contribuendo all'aumento del rischio di inondazioni. Gli scienziati del CNR e dell'Università Ca' Foscari di Venezia hanno realizzato la prima ricerca scientifica sugli effetti a catena che legano emissioni in atmosfera, acidificazione del mare ed erosione costiera. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Climatic Change.

È una corsa contro il tempo quella che l'intera umanità sta affrontando per evitare i catastrofici effetti del riscaldamento globale. Il rapporto IPCC ci ha redarguito sulla necessità di rapidi e drastici cambiamenti prima che sia troppo tardi per agire: gli Stati firmatari dell'Accordo di Parigi dovrebbero limitare l'innalzamento delle temperature globali di 1,5°C, prevedendo una diminuzione delle emissioni globali nette di anidride carbonica, causate dalle attività umane, del 45% rispetto ai livelli del 2010 entro il 2030, raggiungendo lo "zero netto" intorno al 2050. Un obiettivo quasi impossibile. In questo contesto, la riforestazione è sempre stata considerata una delle armi per diminuire la quantità di CO2 nell'atmosfera ma, recenti studi descritti in un articolo pubblicato nel sito di Nature, ci mette in guardia sulla semplificazione di tale concetto. Gli alberi sono un sistema complesso e non sempre il loro contributo potrebbe risultare salvifico.

Si è chiusa da pochi giorni la Conferenza delle Parti del 2018 (COP24), un appuntamento internazionale fondamentale per la discussione delle problematiche legate al clima. Di cosa si tratta esattamente? Perché è così importante e per quale motivo gli accordi raggiunti sono definiti deludenti da associazioni e organizzazioni che si occupano di ambiente?

Nell'Antartide orientale sono state ritrovate le carcasse di numerosi pinguini di Adelia, resti mummificati indizio di eventi mortali di massa avvenuti nel passato. I ricercatori della University of Science and Technology of China e dell'Australian Antarctic Division hanno analizzato i campioni raccolti e cercato di ricostruire le cause di questa tragedia che, in base ai dati ottenuti e pubblicati su Journal of Geophysical Research, potrebbe presto ripetersi.

È stato pubblicato, qualche giorno fa, il titolo di un articolo di un famoso quotidiano che definiva rassicurante il freddo degli ultimi giorni, tanto da poter "allontanare i timori sul riscaldamento globale". Un refuso che ha alimentato la confusione di molti tra tempo meteorologico e clima. In realtà le notizie che ci giungono dalla Banca dati di climatologia storica dell'Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche CNR-ISAC di Bologna descrivono il 2018 come l'anno più caldo in Italia dal 1800 a oggi.

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