I piani di emergenza sono oggi considerati gli strumenti più efficaci per la riduzione del rischio vulcanico e sono adottati, seppure con modalità diverse, in molte aree vulcaniche più o meno densamente popolate. Intervento del prof. Paolo Gasparini, professore emerito dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II” presso la sede dell’Amra Scarl, Via Nuova Agnano, 11, Napoli.
I piani di emergenza sono oggi considerati gli strumenti più efficaci per la riduzione del rischio vulcanico e sono adottati, seppure con modalità diverse, in molte aree vulcaniche più o meno densamente popolate. Le informazioni base sono la storia eruttiva e le caratteristiche geologico/strutturali/magmatologiche del vulcano, elaborate con metodologie statistiche, la vulnerabilità dell’assetto urbanistico e territoriale e gli andamenti attesi dei precursori. Ciascuna di queste tipologie di informazioni ha attendibilità diversa e può essere integrata con le altre solo utilizzando metodologie statistiche avanzate. I piani di emergenza elaborati per l’area napoletana a partire dall’inizio degli anni ’90 del secolo scorso hanno seguito l’evoluzione delle conoscenze sul problema. Va comunque tenuto sempre presente che l’attuazione dei piani è condizionata all’accadimento di un evento eruttivo che in vulcani tipo Vesuvio può avvenire in una scala di tempi che varia da anni a centinaia di anni.
Pertanto in attesa di ciò vanno effettuate attività che consentano l’attuazione del piano (prima di tutte l’informazione) ma non influenzino significativamente la qualità di vita dei residenti in quell’area. Intervento del prof. Paolo Gasparini, professore emerito dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II” presso la sede dell’Amra Scarl, Via Nuova Agnano, 11, Napoli.