La decisione della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che permette il brevetto di ovociti umani opportunamente modificati per essere attivati a produrre cellule staminali embrionali, è certamente importante perché supera una limitazione di natura etica molto forte, e perché riconosce quanto già dimostrato biologicamente: gli ovociti non fecondati non generano embrioni potenziali.
Di Giuseppe Novelli, genetista e Rettore dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”
di Giuseppe Novelli*
La decisione della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che permette il brevetto di ovociti umani opportunamente modificati per essere attivati a produrre cellule staminali embrionali, è certamente importante perché supera una limitazione di natura etica molto forte, e perché riconosce quanto già dimostrato biologicamente: gli ovociti non fecondati non generano embrioni potenziali.
Il rischio di commercializzazione illegale degli ovociti
Tuttavia, la sentenza non affronta la commercializzazione degli ovociti umani che potrebbe scaturire dall’industrializzazione di questa tecnica. A questo proposito, non dimentichiamo, per esempio, l’emblematico caso del ricercatore sud-coreano Hwang Woo-suk che fu costretto a dimettersi per aver ottenuto ovociti dalle sue collaboratrici, dietro compenso economico (che ha poi usato per produrre cellule staminali embrionali). E con questa nuova sentenza c’è il rischio di aumentare il commercio illegale degli ovociti.
Si possono ottenere staminali senza usare ovociti?
I progressi scientifici degli ultimi anni hanno permesso di conoscere i meccanismi del processo di riprogrammazione del nucleo di una cellula matura e portato a individuare percorsi di ricerca che non prevedono l’uso di ovociti femminili. Infatti, è oggi possibile produrre Cellule Staminali Pluripotenti Indotte (Induced pluripotent stem cells, iPS) attraverso il metodo inventato da Shinya Yamanaka (premio Nobel per la Medicina nel 2012), che consente di ottenere colonie di cellule molto simili, se non identiche a cellule staminali embrionali, partendo dalla riprogrammazione di cellule adulte, come quelle della pelle. L’uso di queste cellule riprogrammate potrebbe permette il trapianto autologo, evitando nello stesso tempo tutte le problematiche di carattere etico e legislativo riguardo l’utilizzo di cellule staminali embrionali.
I limiti di applicazione delle staminali
Sebbene le cellule iPS abbiano enormi potenzialità terapeutiche, il loro impiego nella pratica clinica presenta ancora aspetti critici, riguardanti essenzialmente le modificazioni epigenetiche del Dna (ovvero modificazioni chimiche del Dna che avvengono durante lo sviluppo). Nonostante i progressi compiuti dagli studi sulle cellule staminali, la medicina rigenerativa basata sul loro impiego, salvo poche eccezioni citate, è solo agli inizi, e molta strada deve essere ancora percorsa per migliorare le conoscenze sulla biologia di queste affascinanti cellule e sulle metodologie attualmente a disposizione, prima che essa entri a buon diritto nella pratica clinica.
*Genetista e Rettore dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”
