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16 Nov 2016

Chernobyl: ecco lo scudo che coprirà definitivamente i resti del reattore

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Sono iniziati i lavori di posizionamento del “New Safe Confinement”, lo scudo definitivo che coprirà il reattore di Chernobyl, protagonista del terribile incidente nucleare del 1986, attualmente contenuto dal “sarcofago”.

Il 26 aprile del 1986 è una data drammatica per l’umanità: è il giorno dell’incidente nucleare di Chernobyl, Ucraina, il peggior incidente nucleare nella storia del mondo. Ora, a oltre 30 anni da quella catastrofica esplosione, sono iniziati i lavori di posizionamento di uno scudo gigante che dovrebbe coprire quello che resta del reattore che perse il suo tetto nella deflagrazione. L’esplosione provocò una fuoriuscita di materiale radioattivo nell’aria, innescando un’emergenza pubblica sanitaria in tutta Europa.

 

L’arco di calcestruzzo e acciaio lungo 275 metri, largo 108 e pesante circa 36 mila tonnellate, è progettato per prevenire ulteriori futuri rilasci di materiale radioattivo nel corso del prossimo secolo. Secondo la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo, promotrice del progetto, questo arco è la più grande struttura a base mobile che sia mai stata costruita.

Pericolo di fuga di materiale radioattivo

I lavori sono cominciati lunedì. Sfruttando un sistema di martinetti idraulici ci vorranno circa cinque giorni per collocare lo scudo nell sua posizione finale. Durante i lavori, inizierà anche lo smantellamento del reattore, che è stato finora sigillato all’interno del cosiddetto “sarcofago”, e la messa in sicurezza della enorme quabtità di materiale radioattivo ancora presente al suo interno.

Gli esperti temono che se parte del reattore è collassato all’interno del sarcofago, allora potrebbe essere rilasciato ulteriore materiale radioattivo. Lo costruzione dello scudo, chiamato New Safe Confinement, è dovuta avvenire lontano dal luogo dell’incidente, perché le radiazioni immediatamente sopra il reattore sono ancora troppo intense.

 

La fine di una lotta di trent’anni

Il Ministro dell’Ecologia ucraino, Ostap Semerak, ha salutato le operazioni di copertura del reattore come “l’inizio della fine di una lotta contro le conseguenze dell’incidente del 1986 che dura da trent’anni”. Il numero di persone uccise nell’incidente è ancora oggetto di disputa: secondo un rapporto delle Nazioni Unite, sono probabilmente meno di cinquanta le persone morte immediatamente dopo il disastro, come conseguenza dell’esposizione diretta alla radiazione. Nel rapporto si stima, inoltre, che potrebbero essere 9 mila le persone decedute successivamente, anche se Greenpeace parla di quasi 93 mila decessi.

REDAZIONE
La Redazione del sito saperescienza.it è curata da Micaela Ranieri dal 2019, in precedenza hanno collaborato Stefano Pisani e Alessia Colaianni.
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