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26 Lug 2016

Di cosa parliamo quando parliamo di cannabis

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In questi giorni, in Parlamento è cominciato il dibattito sulla liberalizzazione della cannabis. Il voto sul decreto legge presentato si terrà solo a settembre, ma nel frattempo cerchiamo di capire qualcosa in più sulle caratteristiche di questa sostanza.

In questi giorni, in Parlamento è cominciato il dibattito sulla liberalizzazione della cannabis. Il voto sul decreto legge si terrà solo a settembre, ma nel frattempo cerchiamo di capire qualcosa in più sulle caratteristiche di questa sostanza.

 

Terminologia

Stando a quanto riporta l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la parola cannabis è un termine generale usato per denotare le diverse preparazioni psicoattive della pianta Cannabis sativa. Il costituente psicoattivo principale della cannabis è il THC (tetraidrocannabinolo) e composti strutturalmente simili al THC si chiamano cannabinoidi. Il termine marijuana, di origine messicana, è spesso usato con riferimento alle foglie della cannabis, mentre la pianta femmina non impollinata viene chiamata hashish.

 

La distribuzione

Tra le droghe illecite la cannabis è di gran lunga quella più coltivata, trafficata e consumata: la metà di tutti i sequestri di droga in tutto il mondo riguarda la cannabis. La diffusione geografica è globale e copre quasi tutti i Paesi del mondo. Il suo consumo riguarda 147 milioni di persone, il 2,5 per cento della popolazione mondiale (per confronto, la cocaina e gli oppiacei sono consumati dallo 0,2 per cento della popolazione mondiale).

 

Gli effetti sulla salute

Gli effetti acuti del consumo di cannabis sono conosciuti da molti anni e gli studi recenti hanno confermato ed esteso i risultati ottenuti in ricerche precedenti. La cannabis danneggia lo sviluppo cognitivo (in particolare, la capacità di apprendimento) inclusi i processi associativi. Inoltre, compromette la performance psicomotoria in una vasta gamma di attività: le attività umane su macchinari complessi possono risultare alterate anche a distanza di 24 dall’assunzione di una dose minima di 20 milligrammi di THC. Tra le persone che guidano in stato di intossicazione da cannabis si registra un aumento del rischio di incidenti automobilistici.
Gli effetti cronici sulla salute riguardano la compromissione del funzionamento cognitivo, lo sviluppo di una sindrome da dipendenza (caratterizzata dalla perdita di controllo sul consumo della cannabis), l’aggravamento della schizofrenia nei soggetti che ne sono affetti, lesioni epiteliali della trachea, infiammazione dei polmoni, una riduzione delle difese immunitarie polmonari: un pesante consumo di cannabis è associato poi a una maggiore prevalenza di sintomi di bronchite acuta rispetto ai non fumatori. Durante la gravidanza, il consumo di cannabis è associato con una compromissione nello sviluppo del feto e alla riduzione del peso alla nascita; può portare inoltre un aumento del rischio post-natale che si verifichino rare forme di cancro, anche se in questo campo sono necessarie ulteriori ricerche.

 

Uso terapeutico

Molti studi hanno dimostrato gli effetti terapeutici dei cannabinoidi sulla nausea e il vomito nelle fasi avanzate di malattie come cancro e AIDS. Il Dronabinol (tetraidrocannabinolo) è un farmaco prescrivibile da oltre dieci anni negli Stati Uniti. E’ stato poi dimostrata l’efficacia terapeutica della cannabis in disordini come l’asma, il glaucoma, la depressione; la cannabis è usata anche come stimolante dell’appetito, anticonvulsivante e contro gli spasmi. Sono comunque necessarie ulteriori ricerche sulla neurofarmacologia di base del THC degli altri cannabinoidi in modo da trovare agenti terapeutici sempre più efficaci e sicuri.

REDAZIONE
La Redazione del sito saperescienza.it è curata da Micaela Ranieri dal 2019, in precedenza hanno collaborato Stefano Pisani e Alessia Colaianni.
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