Un nuovo studio ha trovato un legame tra l’assunzione di antidolorifici comuni e il rischio di avere un attacco cardiaco, anche nella prima settimana di utilizzo.
Un nuovo studio ha trovato un legame tra l’assunzione di antidolorifici comuni e il rischio di avere un attacco cardiaco, anche nella prima settimana di utilizzo.
La ricerca, pubblicata sul British Medical Journal, ha esaminato diversi FANS (farmaci antiinfiammatori non steroidei, come l’ibuprofene), i più comuni antidolorifici del mondo. Precedenti studi avevano già mostrato un’associazione tra FANS e insufficienza cardiaca, e ora questo ultimo studio offre un miglior punto i vista su quali tipi di dosi siano coinvolte.
Un team guidato da scienziati canadesi ha esaminato database medici e studi che coinvolgono farmaci come l’ibuprofene, il diclofenac, il celecoxib e il naprossene. In totale, sono stati coinvolti 446.763 pazienti e i ricercatori, guidati da Michèle Bally, epidemiologo della Université de Montréal, hanno dimostrato che ogni dose di FANS è associata a un aumento del rischio di infarto, anche entro la prima settimana di utilizzo.
Aumento del rischio relativo
Confrontando gli effetti sulle persone che hanno assunto antidolorifici con lo stato di salute di persone che non ne avevano assunti, gli scienziati hanno scoperto un aumento del rischio di infarto di circa il 20-50 per cento, con un risultato simile per tutti i diversi FANS esaminati.
I ricercatori sottolineano però che si tratta di un aumento del rischio relativo (non assoluto) di attacco cardiaco, un particolare molto importante: rischio relativo significa infatti quanto è più probabile che un gruppo di persone sviluppi una malattia rispetto ad un altro (in questo caso, quanto è più probabile che il gruppo di quelli che assumono antidolorifici abbia un attacco cardiaco rispetto a quelli che non lo prendono). Il rischio assoluto, invece, è quello che esprime la probabilità che si sviluppi una determinata malattia.