Prendete il foglietto illustrativo di un qualsiasi farmaco che avete in casa. Vi troverete una giungla di termini tecnici, raccomandazioni, terrorizzanti controindicazioni. E gli ingredienti, tra cui scorgerete gli eccipienti. Sono i componenti delle medicine a cui porgiamo meno attenzione, ci hanno da sempre detto che sono inerti, che il principio attivo è quello che ci deve interessare. Purtroppo, in alcuni casi, questi composti possono causare fastidi o anche reazioni allergiche. I ricercatori del MIT-Massachusetts Institute of Technology, del Dana-Farber Cancer Institute e del Brigham and Women’s Hospital hanno focalizzato la loro attenzione su questo aspetto, fino a ora sottovalutato.
Prendete il foglietto illustrativo di un qualsiasi farmaco che avete in casa. Vi troverete una giungla di termini tecnici, raccomandazioni, terrorizzanti controindicazioni. E gli ingredienti, tra cui scorgerete gli eccipienti. Sono i componenti delle medicine a cui porgiamo meno attenzione, ci hanno da sempre detto che sono inerti, che il principio attivo è quello che ci deve interessare. Purtroppo, in alcuni casi, questi composti possono causare fastidi o anche reazioni allergiche. I ricercatori del MIT-Massachusetts Institute of Technology, del Dana-Farber Cancer Institute e del Brigham and Women’s Hospital hanno focalizzato la loro attenzione su questo aspetto, fino a ora sottovalutato.
Ingredienti non così inattivi
Un eccipiente è una sostanza inerte e di scarsa reattività chimica, aggiunta nella preparazione di un farmaco per darne forma e consistenza, per raggiungere la diluizione richiesta e altre caratteristiche fisiche e chimico-fisiche necessarie, per stabilizzare il principio attivo e aiutarne l’assorbimento. A volte, però, gli ingredienti impiegati possono essere meno inattivi del previsto. Giovanni Traverso, professore del MIT, gastroenterologo presso il Brigham and Women’s Hospital e autore dello studio pubblicato su Science Translational Medicine, ha iniziato a interessarsi agli effetti collaterali degli eccipienti cinque anni fa. Un suo paziente, affetto da celiachia, presentava reazioni avverse all’omeprazolo, un antiacido prescritto per le ulcere dello stomaco. Dopo aver assunto il medicinale per una settimana, aveva accusato malori. In quella specifica formulazione assunta dal paziente, il principio attivo era accompagnato da composti derivanti dal grano, quindi potenzialmente contenenti glutine. Un informazione che è stato possibile ottenere solo interpellando direttamente il produttore.
Purtroppo, nel momento della prescrizione, i medici pongono giustamente più attenzione alla tipologia e al dosaggio, tralasciando gli altri ingredienti. Inoltre i farmaci sono venduti in decine di formulazioni differenti per cui spesso è complicato riuscire ad avere una lista completa delle sostanze presenti e dei loro effettivi quantitativi.
In Italia, fortunatamente, siamo in parte avvantaggiati. Il Decreto Legislativo n°219 del 24 aprile 2006, “Attuazione della direttiva 2001/83/CE (e successive direttive di modifica) relativa ad un codice comunitario concernente i medicinali per uso umano, nonché della direttiva 2003/94/CE” prevede che l’elenco degli eccipienti, soprattutto in determinati casi, sia presente sulla scatola che contiene il medicinale. Nell’articolo 73 del titolo V del documento citato è precisato che tra le indicazioni che devono essere presenti sull’imballaggio esterno o, in mancanza di quest’ultimo, sul confezionamento primario dei medicinali, ci deve essere “un elenco degli eccipienti, con azione o effetto noti, inclusi nelle linee guida pubblicate a norma dell’articolo 65 della direttiva 2001/83/CE; tuttavia, se si tratta di un prodotto iniettabile o di una preparazione topica o per uso oculare, tutti gli eccipienti devono essere riportati”.
Un problema per allergici ma anche per intolleranti e anziani
Gli scienziati hanno, quindi, iniziato a rovistare tra gli articoli delle riviste di medicina e hanno trovato numerosi studi riguardanti pazienti che avevano avuto reazioni allergiche causate da eccipienti, quali ad esempio il lattosio o i coloranti chimici. In generale, queste ricerche non includevano pazienti soggetti a specifiche intolleranze verso un ingrediente che generassero effetti più leggeri come gonfiore e mal di stomaco: questo un fenomeno che probabilmente ha interessato molte più persone rispetto alle forme allergiche più gravi.
Va evidenziato che problemi di questo tipo potrebbero interessare soprattutto la popolazione anziana, gli over 65, di cui una buona percentuale ingerisce più di 5 pillole al giorno e in cui, quindi, vi può essere accumulo di componenti “critici”.
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Eccipienti al vaglio
Il passo successivo è stato ricercare quante più dati possibili su gli eccipienti trovati nei farmaci da prescrivere con ricetta e non. Per far questo è stato consultato principalmente un database della National Library of Medicine, Pillbox. Gli scienziati hanno determinato la composizione di quasi tutti i medicinali disponibili negli Stati Uniti, raccogliendo utili informazioni. Per la maggior parte delle formulazioni, più della metà degli ingredienti sono eccipienti, superando a volte, addirittura il 99% del contenuto; il 93% comprende allergeni come l’olio di semi di arachidi, lattosio o coloranti, e quasi tutti includono elementi che provocano intolleranze quali glutine e alcuni zuccheri, ad esempio quelli conosciuti come FODMAP (Fermentabili Oligo-, Di- e Mono-saccaridi e Polioli), i quali scatenano problemi di digestione in chi soffre di sindrome dell’intestino irritabile.
Se da parte dei produttori c’è più attenzione per la presenza di olio di semi di arachidi, per cui sono presenti etichette che segnalano l’eccipiente, per la maggior parte delle altre sostanze non vi è alcuna indicazione. Uno degli aspetti più preoccupanti è che, anche se un paziente conoscesse le sue allergie e intolleranze e riuscisse a venire a capo di tutti i componenti di un medicinale, potrebbe succedere di non trovare neanche una pillola che non abbia il composto da evitare.
Gli autori della ricerca sperano di sensibilizzare medici e case farmaceutiche riguardo questo tema. Inoltre stanno lavorando per un successivo studio in cui sottoporranno a un sondaggio i fornitori di assistenza sanitaria, per capire quanto sia effettivamente diffuso questo problema. Un ulteriore sviluppo sarà un trial clinico per capire quale sia la quantità di lattosio o di altri ingredienti “inattivi” necessaria affinché i pazienti manifestino i sintomi di una intolleranza.
Parliamo ancora delle nostre reazioni ai medicinali nell’articolo di Barbara Mognetti, “Come i nostri geni condizionano la risposta ai farmaci”. Potrete acquistarlo e leggerlo singolarmente o nel numero di agosto 2014 di Sapere.
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