Il virus Zika potrebbe avere un “lato positivo”: secondo un nuovo studio, infatti, potrebbe essere impiegato per combattere una forma aggressiva di cancro al cervello, il glioblastoma.
Il virus Zika potrebbe avere un “lato positivo”: secondo un nuovo studio, infatti, potrebbe essere impiegato per combattere una forma aggressiva di cancro al cervello, il glioblastoma. La ricerca condotta dagli scienziati della School of Medicine di Washington e dall’Università della California di San Diego ha dimostrato che questo virus può infettare e uccidere cellule staminali di glioblastoma coltivate al di fuori dell’organismo. Inoltre, i topi a cui gli studiosi avevano iniettato nei tumori un opportuno ceppo del virus riuscivano a vivere più a lungo.
Questi risultati, pubblicati sulla rivista Journal of Experimental Medicine suggeriscono che il virus Zika potrebbe essere sfruttato per nuove terapie per il glioblastoma, che è un cancro altamente maligno e molto difficile da distruggere.
Cos’è il glioblastoma
Questa forma tumorale compare quando le cosiddette cellule “collante” del cervello, le gliali, si moltiplicano senza controllo. Il glioblastoma che ne risulta è di solito rimosso chirurgicamente e con chemioterapia e radioterapia si eliminano successivamente le restanti cellule cancerose. Purtroppo, la struttura di queste ultime, e le loro diverse tipologie, rendono questo tumore molto difficile da trattare e meno di un terzo dei pazienti con la forma più aggressiva della malattia sopravvive più di due anni.
Patogeni contro il tumore al cervello
Non è la prima volta che si progetta l’utilizzo di organismi patogeni per combattere questo tipo di tumore. All’inizio di quest’anno, per esempio, un gruppo di scienziati ha segnalato il successo nel trattamento del gliobastoma nei modelli murini con ceppi appositamente preparati del batterio della Salmonella.
Virus e cellule staminali
Recenti ricerche sulla linea asiatica del virus Zika, responsabile dell’aumento dei casi di microcefalia dei neonati nel 2015, hanno rilevato che il microrganismo arresta la crescita delle cellule staminali dei tessuti cerebrali e impedisce loro di trasformarsi in cellule nervose: questa caratteristica, devastante per i feti, può invece essere utilissima per i glioblastomi, dato che indurrebbe la morte delle cellule tumorali che resistono alle attuali terapie anticancro.
Le cellule staminali del tessuto canceroso, infatti, tendono a resistere a chemioterapia e rimozione chirurgica, e continuano a proliferare dondo origine a nuova massa tumorale. Nei test condotti su 18 topi, i ricercatori hanno anche indotto mutazioni che hanno indebolito la capacità del virus di difendersi contro il sistema immunitario. Anche se questo lo rendeva meno potente, il virus riusciva però ancora riuscì a uccidere le cellule staminali tumorali.