È l’Università di Maastricht, in Olanda, a ottenere un importante primato nella ricerca scientifica: un team di scienziati è riuscito per la prima volta a impiantare un embrione artificiale in una femmina di topo. La gravidanza non è andata avanti ma questo esperimento è la base privilegiata attraverso la quale comprendere cosa succede nelle prime fasi di una gestazione e mettere a punto nuove terapie per combattere l’infertilità.
È l’Università di Maastricht, in Olanda, a ottenere un importante primato nella ricerca scientifica: un team di scienziati è riuscito per la prima volta a impiantare un embrione artificiale in una femmina di topo. La gravidanza non è andata avanti ma questo esperimento è la base privilegiata attraverso la quale comprendere cosa succede nelle prime fasi di una gestazione e mettere a punto nuove terapie per combattere l’infertilità.
Il precedente studio dell’Università di Cambridge
Già nel 2017 gli studiosi dell’Università di Cambridge erano riusciti a creare artificialmente una struttura simile a un embrione di topo, utilizzando due tipi di cellule staminali e una “impalcatura” tridimensionale in cui potessero crescere. Questa volta, però, è stato fatto un ulteriore passo avanti: l’embrione è stato impiantato e si è riusciti a osservare le prime fasi del suo sviluppo.
L’esperimento
I ricercatori olandesi hanno trovato il modo di sviluppare in laboratorio una blastocisti artificiale di topo. Una blastocisti è un embrione di mammifero nella fase iniziale, prima che venga impiantato nell’utero. È una sfera formata da uno strato esterno di cellule, quello che diventerà la placenta, e un piccolo gruppo di cellule interne, il futuro embrione. Quello che è stato ricreato in laboratorio è un blastoide, una versione artificiale della blastocisti: i due tipi di cellule staminali, quelle da cui si genera la placenta (cellule staminali del trofoblasto) e quelle dell’embrione vero e proprio (cellule staminali embrioniche), sono state coltivate separatamente e quindi, successivamente, messe insieme in una specifica proporzione e stimolate con un mix di molecole. Le cellule hanno quindi iniziato a comunicare e a organizzarsi in maniera indipendente, fino a creare una struttura – del tutto simile a un embrione naturale – che è stata poi impiantata nell’utero di una femmina di topo.
Una lente di ingrandimento sulle prime fasi della gravidanza
Lo scopo di questo studio non è generare esseri viventi artificiali (infatti la gravidanza della topolina è terminata dopo poco). Purtroppo si sa ancora pochissimo sull’iniziale sviluppo dell’embrione ma, grazie a questa ricerca, sarà possibile avere a disposizione un numero illimitato di modelli di embrione da poter impiantare, uno strumento efficace per poter arrivare a nuove cure per l’infertilità o per comprendere la genesi di malattie che hanno origine da piccole imperfezioni dell’embrione stesso.