Un gruppo di scienziati del Texas Biomedical Research Institute di San Antonio, Texas, guidato da Yasuteru Sakurai ha scoperto un modo possibile per intrappolare il virus Ebola prima che diffonda la sua infezione alla cellula.
Un gruppo di scienziati del Texas Biomedical Research Institute di San Antonio, Texas, guidato da Yasuteru Sakurai ha scoperto un modo possibile per intrappolare il virus Ebola prima che diffonda la sua infezione alla cellula. Una buona notizia nella lotta a questo temibile virus che prosegue su vari fronti, da quello della ricerca di un farmaco che lo contrasti a quello dell’analisi delle sue mutazioni e vulnerabilità.
Nello studio, che ha guadagnato la copertina della rivista Science, si legge che i ricercatori hanno scoperto che il virus usa i canali a due pori del calcio (in sigla: TPC) per entrare all’interno della cellula e infettarla completamente. Si tratta di proteine della membrana plasmatica cellulare che fungono da veri e propri passaggi dall’esterno all’interno della cellula. Passaggi che possono essere bloccati da alcuni farmaci.
Una trappola cellulare
Quando entrano nel corpo, le particelle del virus Ebola sono inglobate dalle cellule e finiscono in strutture chiamate endosomi: per portare a termine l’infezione, il virus deve uscire dall’endosoma e diffondersi al resto della cellula. Sakurai e colleghi hanno scoperto che, per fare questo, Ebola usa i canali a due pori del calcio dell’endosoma e questi canali possono esseri bloccati terapeuticamente da molti farmaci. Per esempio, gli esperimenti condotti hanno mostrato che la sostanza che ha ostruito più efficacemente i canali nei topi è stata la tetrandrina, che ha portato alla sopravvivenza di metà dei topi esposti a una dose letale di Ebola. Tuttavia, c’è da sottolineare che la tetrandrina non è approvata per uso umano in molti paesi e la dose equivalente a quella murina, per l’uomo potrebbe essere tossica.
[Immagine: rappresentazine artistica del virus Ebola bloccato in un endosoma, dalla copertina di Science]