Modestia, tenacia e totale abnegazione: queste sono quasi certamente le caratteristiche che hanno permesso a Tu Youyou di vincere il premio Nobel per la Medicina, nel 2015, insieme a William C. Campbell e Satoshi Ōmura. La motivazione legata al riconoscimento sono le “sue scoperte riguardanti una nuova terapia contro la malaria”. Il percorso di questa donna straordinaria, premiata a 84 anni, si è intrecciato con la storia e le antiche tradizioni del suo paese, la Cina, e il progresso della medicina occidentale.
Modestia, tenacia e totale abnegazione: queste sono quasi certamente le caratteristiche che hanno permesso a Tu Youyou di vincere il premio Nobel per la Medicina, nel 2015, insieme a William C. Campbell e Satoshi Ōmura. La motivazione legata al riconoscimento sono le “sue scoperte riguardanti una nuova terapia contro la malaria”. Il percorso di questa donna straordinaria, premiata a 84 anni, si è intrecciato con la storia e le antiche tradizioni del suo paese, la Cina, e il progresso della medicina occidentale.
La promessa
Tu Youyou nacque nel 1930 a Ningbo, una città della costa orientale della Cina, in una famiglia che, fortunatamente, aveva a cuore l’istruzione dei propri figli. Il papà, impiegato di banca, e la mamma, casalinga con altri quattro bambini a cui badare, le permisero di frequentare le migliori scuole della regione ma, a un certo punto, il suo percorso di apprendimento dovette subire una battuta d’arresto: all’età di 16 anni, Tu contrasse la tubercolosi e poté riprendere gli studi solo due anni più tardi. La malattia segnò fortemente la ragazza che decise di intraprendere la carriera medica per poter, un giorno, curare non solo se stessa ma anche altri pazienti.
Tra rivoluzione e malaria
Dopo la laurea presso il Dipartimento di Farmacologia della Peking University School of Medicine, Tu Youyou iniziò a lavorare per l’Accademia di Medicina Tradizionale Cinese. Tra gli anni Sessanta e Settanta la Cina era nel vortice della Rivoluzione Culturale Cinese e molti istituti, insieme ai loro progetti di ricerca, furono bloccati. C’era uno studio, però, che interessava particolarmente a Mao Zedong e alla sua Repubblica Popolare Cinese: la messa a punto di un rimedio contro la malaria che, in quel periodo storico, stava mietendo vittime tra i soldati del Vietnam del Nord (uno dei pochi alleati della Cina), in guerra contro gli Stati Uniti e il Vietnam del Sud. Fu nel 1969 che Tu fu arruolata nel progetto 523.
La ricerca prima di tutto
Nei due anni precedenti erano già stati testati migliaia di composti senza risultati positivi quindi Tu andò a conoscere in prima persona gli effetti della malattia nella regione dello Hainan, in Cina meridionale, dove vide tantissimi bambini morire di malaria. Tornata a Pechino, decise di analizzare insieme al suo gruppo gli antichi manoscritti di medicina tradizionale cinese, in cerca di una sostanza che potesse aiutare a debellare l’epidemia. Il quinghao – Artemisia annua è il suo nome scientifico – sembrò il candidato adatto. Dopo aver compreso come ricavare dalla pianta il principio attivo – l’artemisinina – e averlo testato su animali, non rimaneva che passare alla sperimentazione umana: per velocizzare la valutazione sulla sicurezza, Tu assunse volontariamente l’estratto per verificare l’esistenza di eventuali effetti collaterali. I membri del suo team la seguirono e fortunatamente poterono procedere con il vero e proprio studio clinico. Il trattamento funzionò e presto l’artemisinina divenne fondamentale nella battaglia contro la malaria in Africa e in Asia. Il coraggio e il sacrificio – la stessa ricercatrice ammette di aver posto in secondo piano i propri affetti – sono valsi milioni di vite umane salvate e un meritato premio Nobel.
Se desiderate conoscere le potenzialità terapeutiche delle piante, acquistate e leggete l’articolo “Le piante e la cura della salute”. Se, invece, volete saperne di più sul Nobel assegnato a Tu Youyou, c’è l’articolo di Giancarlo Marconi “Vincere il Nobel grazie a un’erba”.