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08 Mar 2018

Tumori, identificata la proteina che ne favorisce la crescita

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I macrofagi, cellule del nostro sistema immunitario, possono essere riprogrammati dai tumori per supportarne l’accrescimento e la malignità. I ricercatori delle università di Siena, Brescia e Manchester hanno scoperto che questo processo patologico dipende da una proteina chiamata ERK5.

I macrofagi, cellule del nostro sistema immunitario, possono essere riprogrammati dai tumori per supportarne l’accrescimento e la malignità. I ricercatori delle università di Siena, Brescia e Manchester hanno scoperto che questo processo patologico dipende da una proteina chiamata ERK5.

 

Il sistema immunitario e il ruolo dei macrofagi

 

Il nostro sistema immunitario è composto dall’insieme di tessuti, cellule e molecole che rispondono ai patogeni responsabili di infezioni e ha il compito di difenderci da malattie, tra le quali gli stessi tumori. Il sistema immunitario, in prima istanza, cerca di riconoscere le proprie cellule sane da quelle estranee o infette, aggredendo tutto quello che potrebbe essere potenzialmente pericoloso per l’organismo. L’arrivo di una minaccia esterna determina due tipi di risposte: l’immunità innata, non specifica, e l’immunità acquisita che, invece, riconosce l’eventuale patogeno e reagisce in maniera mirata contro di lui. I macrofagi fanno parte di quello che abbiamo definito immunità innata e sono cellule in grado di attivare le loro funzioni di sorveglianza anche in risposta a segnali di pericolo mai visti precedenza, al contrario delle cellule dell’immunità acquisita (specifica) che attivano le loro risposte contro un determinato antigene (una sostanza estranea), solo in seguito ad un precedente incontro con esso, come avviene per le vaccinazioni.

 

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Il lato oscuro dei macrofagi

 

Immunità innata e specifica lavorano in concerto per garantire la nostra salute. I macrofagi possono promuovere l’immunità specifica richiamando e attivando linfociti e, tra le loro funzioni, c’è il fagocitare eventuali microrganismi, digerendoli ed eliminandoli. Questo meccanismo permette al macrofago di ottenere una sorta di carta d’identità del patogeno da mostrare ai linfociti che, in questo modo, potranno sviluppare una reazione immunitaria su misura. Questo processo può essere alterato dalla presenza di un tumore: in questo caso i macrofagi vengono attirati nel tessuto tumorale e riprogrammati, venendo disarmati delle loro funzioni di difesa e contribuendo, invece, alla crescita e diffusione del cancro.

 

La proteina ERK5

 

Attraverso il lavoro di ricerca, pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America (PNAS), gli scienziati hanno scoperto il ruolo di una particolare proteina, la ERK5 (Extracellular-Regulated protein Kinase 5), nella proliferazione delle cellule malate. L’eliminazione di questa proteina porterebbe alla riduzione del numero dei macrofagi riprogrammati (TAM – Tumor-Associated Macrophages), bloccando così la loro azione di supporto al tumore.
Nel comunicato stampa dell’Università di Siena, Emanuele Giurisato, autore dell’articolo scientifico, ha spiegato: “Siamo riusciti a dimostrare come nei topi la crescita di carcinoma si sia ridotta in assenza della proteina ERK5, mentre contemporaneamente si sia creata una situazione infiammatoria anti-tumorale. Questi risultati accrescono la possibilità che, andare a colpire i macrofagi pre-tumorali attraverso una terapia che sopprima la proteina ERK5, costituisca una nuova strategia per future cure anti-cancro”.

 

Della possibilità che il glifosato sia cancerogeno si è discusso molto. Per capire qualcosa in più e approfondire questo argomento, acquistate e leggete l’articolo “Glifosato: una storia inquietante” di Patrizia Gentilini, nel numero di dicembre 2017 di Sapere.

REDAZIONE
La Redazione del sito saperescienza.it è curata da Micaela Ranieri dal 2019, in precedenza hanno collaborato Stefano Pisani e Alessia Colaianni.
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