Un team internazionale di chimici ha sviluppato un metodo ultrarapido per sviluppare molecole giganti dotate di attività antivirale che potrebbero essere usate come arma contro il virus Ebola.
Un team internazionale di chimici ha sviluppato un metodo ultrarapido per sviluppare molecole giganti dotate di attività antivirale che potrebbero essere usate come arma contro il virus Ebola.
Le molecole, infatti, si sono dimostrate potenti inibitori dell’entrata dell’Ebola nelle cellule (in coltura in vitro) e le loro ramificazioni, fino a 120, possono portare zuccheri che si legano con forza ai recettori usati dal virus per penetrare nella cellula. Lo studio del CNRS francese e dell’Università di Strasburgo è stato pubblicato sulla rivista Nature Chemistry.
Le cellule dendritiche del sistema immunitario individuano gli agenti patogeni grazie ai recettori che hanno sulla loro superficie. In particolare uno di questi sensori di pericolo, il recettore DC-SIGN riconosce alcune delle glicoproteine che sono nutrite dai patogeni. Questo recettore, però, è aggirato da alcuni virus, come l’HIV, Ebola o il virus dengue, che addirittura lo sfruttano per infettare le cellule, legandosi a esso e guadagnandosi l’ingresso, indisturbati, nella cellula.
Una delle strategie per bloccare l’infezione è quella di progettare molecole che si legano a questo recettore con un’affinità più forte di quella dei patogeni. Sintetizzare queste molecole richiede però, solitamente, molto tempo e i risultati hanno una resa bassa. Ora, una collaborazione internazionale di chimici ha trovato un modo per ottenere molecole globulari giganti di questo tipo basandosi sui fullereni, aggregati della forma di una palla da football costituiti da un elevato numero di atomi di carbonio (da 40 a circa 190), scoperti nel 1985 e caratterizzati da un’elevata stabilità. In questo modo, i passi per la costruzione della molecola si sono ridotti da venti a sei e il rendimento si è alzato fino al 20 per cento circa. L’attività antivirale di queste molecole giganti, testate contro il virus Ebola in vitro, ha mostrato un miglioramento del 33 per cento rispetto ai classici antivirali.
Questa scoperta apre alla speranza anche nei confronti di altri virus, come HIV e dengue, anche se la tecnica avrà bisogno di numerosi altri test, prima di entrare a regime, in vitro e in vivo.
[Immagine: credit Jean-François Nierengarten]