L’allarme lanciato qualche mese fa riguardo il rischio di estinzione di un gran numero di specie di insetti non è cessato, anzi. In un articolo recentemente pubblicato su Conservation Science and Practice dai ricercatori della University of Nevada Reno, si è discusso di una particolare questione: è giusto reagire a tale minaccia anche se non siamo in possesso di tutti i dati necessari per tracciare uno scenario globale e quanto più possibile accurato della condizione di questi piccoli animali, tanto importanti per l’equilibrio dei nostri ecosistemi e per la nostra stessa sussistenza?
L’allarme lanciato qualche mese fa riguardo il rischio di estinzione di un gran numero di specie di insetti non è cessato, anzi. In un articolo recentemente pubblicato su Conservation Science and Practice dai ricercatori della University of Nevada Reno, si è discusso di una particolare questione: è giusto reagire a tale minaccia anche se non siamo in possesso di tutti i dati necessari per tracciare uno scenario globale e quanto più possibile accurato della condizione di questi piccoli animali, tanto importanti per l’equilibrio dei nostri ecosistemi e per la nostra stessa sussistenza?
L’allarme sulla minaccia di estinzione degli insetti
Una review pubblicata in aprile su Biological Conservation aveva rivelato quanto la biodiversità degli insetti fosse in pericolo, basandosi su una serie di precedenti studi che descrivevano una situazione drammatica, prevedendo la scomparsa del 40% delle specie nel giro di pochi decenni. Alcuni scienziati avevano dissentito dallo scenario apocalittico, riferendo che i dati a disposizione erano lacunosi e che c’era la necessità di approfondimenti ulteriori, che interessassero un numero maggiore di regioni della Terra.
La potenziale scomparsa di buona parte di questa classe di artropodi è qualcosa che dovrebbe preoccuparci non poco. Come descritto nell’introduzione dell’articolo su Conservation Science and Practice, gli insetti non hanno rivali sul nostro pianeta per varietà, abbondanza e impatto ecologico. In ecosistemi terrestri e di acque dolci, collegano numerosi altri organismi in relazioni che vanno dalla predazione all’impollinazione: pipistrelli, uccelli, pesci, dipendono dagli insetti, anche noi esseri umani siamo legati strettamente alla loro esistenza in quanto impollinatori di specie di frutta e verdura che utilizziamo per il nostro sostentamento. Il seppellimento del letame, il controllo dei parassiti, l’impollinazione e la nutrizione degli animali selvatici sono solo alcuni dei servizi forniti dagli insetti di tutto il mondo. Pensate davvero potremmo farne a meno?
Aspettare nuovi dati o iniziare a lavorare per la difesa delle specie in pericolo?
Per agire bisogna aspettare nuove, più estese e più accurate ricerche o possiamo già in questo momento correre ai ripari? Gli autori dello studio si dicono d’accordo con coloro che sottolineano la necessità di maggiori investimenti nella ricerca di base e ulteriori analisi dei dati esistenti ma la gravità delle informazioni già in nostro possesso non può lasciarci indifferenti. Non può lasciare indifferenti gli scienziati così come i politici e i semplici cittadini. Quello che sappiamo è sufficiente per azioni concrete immediate. Del resto si tratterebbe di salvaguardare e conservare habitat e biodiversità, obiettivi che stiamo cercando di perseguire già da un po’ per motivi che abbracciano un’infinità di mondi che l’attività umana ha compromesso. Come affermano gli studiosi : “Anche se ulteriori ricerche scoprissero che il declino [degli insetti] non è così diffuso come potrebbe apparire, costruire aree aperte meglio collegate e libere da tossine è interesse di tutti. Allo stesso modo, possiamo agire senza comprendere la complessità delle cause del declino specifiche per specie e regione: l’impatto dei pesticidi senza target, per esempio, può essere minimizzato senza capire la diversità degli effetti fisiologici sulle singole specie”.
La scienza non si è mai basata su dati perfetti
Nel testo è indicato come operare per salvare gli insetti in stati, province, città, terreni agricoli o di allevamento, aree naturali e persino nei nostri giardini o balconi. Tutti possiamo dare una mano a questi animali (e a noi stessi, dato il loro ruolo) ancora prima di ottenere un quadro più preciso sulla loro salute. Sempre nell’articolo pubblicato su Conservation Science and Practice, è spiegato come agire con conoscenze imperfette sia qualcosa che è sempre stato fatto nella nostra vita personale, così come in quella professionale e perché, in questo specifico caso, sia la risposta razionale alla riduzione dell’abbondanza e diversità degli insetti. L’idea che la ricerca di base debba andare di pari passo con la risoluzione pratica dei problemi non è così controversa: ad esempio, in medicina, esistono alcune malattie i cui meccanismi non sono ancora del tutto conosciuti ma che sono curate a partire da una comprensione sufficiente dei fattori che causano la patologia. Conoscenza imperfetta, soluzione pratica sulla base di ciò che si sa. Applicare questi concetti per combattere il declino degli insetti inizia a non sembrare più così sbagliato.
Tra gli insetti che stanno subendo un duro colpo a causa delle attività umane ci sono le api. Per saperne di più acquistate e leggete l’articolo di Francesco Pennacchio e Francesco Nazzi, “Stress, immunità e salute delle api”, pubblicato nel numero di giugno 2015 di Sapere.
Credits immagine: foto di Rebekka D da Pixabay