Coraggioso e, a tratti, buffo. È il pinguino imperatore, la cui avventura per riprodursi è stata raccontata nel celebre documentario del 2005, “La marcia dei pinguini”, vincitore di un meritato premio Oscar. In quell’occasione abbiamo visto i papà affrontare il gelo per difendere l’uovo lasciato loro in custodia dalle femmine. Lo straordinario numero di giorni di digiuno passati a proteggere il proprio piccolo non ancora nato ha permesso a questi animali di incarnare lo stereotipo dell’ottimo padre. Siamo proprio sicuri che in quei due mesi il signor pinguino non si sposti?
Coraggioso e, a tratti, buffo. È il pinguino imperatore, la cui avventura per riprodursi è stata raccontata nel celebre documentario del 2005, “La marcia dei pinguini”, vincitore di un meritato premio Oscar. In quell’occasione abbiamo visto i papà affrontare il gelo per difendere l’uovo lasciato loro in custodia dalle femmine. Lo straordinario numero di giorni di digiuno passati a proteggere il proprio piccolo non ancora nato ha permesso a questi animali di incarnare lo stereotipo dell’ottimo padre. Siamo proprio sicuri che in quei due mesi il signor pinguino non si sposti?
Un genitore stoico
I pinguini imperatori (Aptenodytes forsteri) vivono in Antartide e riescono a resistere alle temperature estreme del luogo grazie ad adattamenti fisiologici e comportamenti solidali: questi uccelli, infatti, formano dei gruppi protetti in cui si stringono l’uno con l’altro, riscaldandosi. Durante la stagione riproduttiva, le femmine depongono un unico uovo che affidano al maschio per poi partire per una caccia che durerà l’intero periodo della cova. I papà mantengono al caldo il prezioso tesoro, isolandolo dalla superficie ghiacciata e dalle intemperie, e non abbandonandolo mai. Almeno così sembrava.
Piccole pause
Uno studio pubblicato nella rivista Journal of Experimental Biology descrive le osservazioni raccolte nel 1998 dal gruppo di ricerca di Gerald L. Kooyman, biologo marino dello Scripps Institution of Oceanography dell’Università della California di San Diego. Venti anni fa, presso Cape Washington, in Antartide, una volta iniziata la stagione della cova e l’inverno senza sole, videro i pinguini imperatori nuotare o tornare dal mare. A questo punto, per raccogliere più dati, misero un trasmettitore satellitare su quattro pinguini, per controllare meglio i loro movimenti. Gli studiosi scoprirono, con grande sorpresa, che i maschi non interrompevano del tutto la loro attività di caccia una volta ricevuto l’uovo dalla femmina. Questo comportamento, registrato per la prima volta, è forse dovuto alla relativa vicinanza del mare a quella specifica colonia di pinguini (10 chilometri dai margini del ghiaccio contro i 100 chilometri che avrebbero dovuto percorrere i protagonisti de “La marcia dei pinguini”). Naturalmente sarà necessario approfondire ma queste nuove informazioni aprono sicuramente nuovi scenari nella comprensione di questa specie.
Il mondo dei pinguini riserva altre sorprese
Un altro pinguino è il protagonista di un lavoro pubblicato un mese fa su Nature communications. Il Kumimanu biceae viene dal passato: è vissuto 57 milioni di anni fa, nel Cenozoico, ed era un gigante con i suoi 100 chilogrammi per più di 170 centimetri di altezza. Un predatore acquatico temibile, probabilmente evolutosi grazie alla scomparsa dei grandi rettili marini e dei dinosauri e, forse, estinto a causa della comparsa dei grandi mammiferi marini. I suoi resti sono stati ritrovati in Nuova Zelanda e saranno di supporto nella ricostruzione della storia evolutiva dei pinguini e di altri animali.
I pinguini imperatore sono tra i più famosi abitanti dell’Antartide. Scoprite questo luogo affascinante acquistando il numero di ottobre di Sapere e leggendo “Il giro dell’Antartide in novanta giorni”.