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24 Giu 2015

Pappagalli: svelato il segreto “cerebrale” dell’imitazione della voce umana

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Un gruppo internazionale di scienziati guidato da studiosi della Duke University ha scoperto differenze strutturali chiave nel cervello dei pappagalli che potrebbero spiegare la loro insolita capacità di imitare i suoni e la voce umana

Un gruppo internazionale di scienziati guidato da studiosi della Duke University ha scoperto differenze strutturali chiave nel cervello dei pappagalli che potrebbero spiegare la loro insolita capacità di imitare i suoni e la voce umana. Come si legge sulla rivista PLOS ONE, queste strutture cerebrali non sono mai state riconosciute, negli ultimi 34 anni di studi condotti sull’argomento. “Queste scoperte aprono grandi strade nella ricerca sui pappagalli, soprattutto per quanto riguarda i tentativi di capire come questi uccelli elaborano le informazioni necessarie a copiare suoni anche uditi una sola volta e su come imitano la voce umana” ha commentato Mukta Chakraborty, tra gli autori dello studio.

 

Gusci e nuclei

Esaminando modelli di espressione genica, il nuovo studio ha svelato che il cervello dei pappagalli è strutturato in modo diverso da quello degli uccelli canori e dei colibrì (che mostrano, a loro volta, doti di apprendimento vocale). Oltre ad aver definito i centri del cervello che controllano l’apprendimento vocale (chiamati ‘nuclei’), gli scienziati hanno anche trovato altre aree che hanno chiamano ‘gusci’, anelli esterni che sono coinvolti nell’apprendimento vocale. Questi ‘gusci’ sono relativamente più grandi nelle specie di pappagalli famose per la loro capacità di imitare il linguaggio umano.

 

Una capacità comparsa 30 milioni di anni fa?

I ricercatori hanno analizzato tessuti proveniente dai cervelli di otto specie di pappagalli. Anche il più antico pappagallo studiato, il Kea della Nuova Zelanda, ha mostrato strutture con questi gusci, seppur rudimentali. Questo ha suggerito che le popolazioni di neuroni di queste aree si sono manifestate probabilmente almeno 29 milioni di anni fa. Studi precedenti avevano invece ipotizzato che le regioni che circondavano i nuclei non avessero niente a che fare con l’apprendimento vocale.

 

[Immagine: credit Jonathan E. Lee, Duke University]

REDAZIONE
La Redazione del sito saperescienza.it è curata da Micaela Ranieri dal 2019, in precedenza hanno collaborato Stefano Pisani e Alessia Colaianni.
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