Il sorprendente progresso tecnologico degli ultimi decenni ha ampliato enormemente il divario tra i ricercatori e i non esperti, condannando questi ultimi a un rapporto con la scienza fatto di entusiasmi e diffidenze ugualmente ingiustificati. È proprio questa situazione di incomunicabilità, acutamente avvertita da chi ha fatto della ricerca scientifica il centro della propria vita, che il nuovo progetto di divulgazione della Scuola Normale Superiore di Pisa, Virtual Immersions in Science (VIS), vuole contribuire a risolvere.
Il sorprendente progresso tecnologico degli ultimi decenni ha ampliato enormemente il divario tra i ricercatori e i non esperti, condannando questi ultimi a un rapporto con la scienza fatto di entusiasmi e diffidenze ugualmente ingiustificati. È proprio questa situazione di incomunicabilità, acutamente avvertita da chi ha fatto della ricerca scientifica il centro della propria vita, che il nuovo progetto di divulgazione della Scuola Normale Superiore di Pisa, Virtual Immersions in Science (VIS), vuole contribuire a risolvere.
L’entusiasmo per la ricerca
Se è un somaro chi non sa chi sia Leopardi e non lo è invece chi pensa che l’elettrone sia una pallina rotante, sarà forse il caso di interrogarsi su quella nozione di cultura a cui si fa riferimento in maniera irriflessa. Una nozione quantomeno incompleta, secondo il direttore della Scuola Normale Superiore (SNS), Fabio Beltram, viziata dalla tradizionale marginalità dell’ambito scientifico. In quest’ottica, diventa allora importante trasmettere all’esterno non solo il contenuto dei propri studi, ma principalmente l’entusiasmo per la ricerca e il modo in cui concretamente operano i ricercatori. Soprattutto se ci si rivolge prioritariamente, come nel caso di VIS, a chi deve ancora scegliere l’indirizzo dei propri studi e della propria vita, i ragazzi degli istituti superiori, e a chi esercita un ruolo cruciale in questa scelta, i loro insegnanti.
La tecnologia e… le esperienze
Il progetto, co-finanziato dal MIUR e diretto e coordinato rispettivamente dal prof. Andrea Ferrara e dal dott. Marcos Valdes, copre cinque aree di studi (Biofisica, Chimica, Cosmologia, Fisica delle Particelle e Archeologia), e, nello scorso anno accademico, ha richiamato la partecipazione di più di un migliaio di persone. Ma in cosa consiste effettivamente l’attività di divulgazione?
La ricetta di VIS si basa fondamentalmente su due ingredienti:
- Primo: le visite divulgativo-scientifiche per privati e classi di istituti superiori al CAVE3D, parte del centro DreamsLab, diretto da Vincenzo Barone, professore di Chimica Teorica e Computazionale alla Scuola, e situato all’ultimo piano del Palazzo della Carovana. Grazie a tecnologie all’avanguardia il CAVE3D perette la visualizzazione tridimensionale e interattiva di oggetti che, o per le ridottissime dimensioni o per la lontananza nel tempo e nello spazio, non sarebbero altrimenti percepibili dall’uomo.
- Secondo, e fondamentale: le esperienze. Se bisogna riportare la scienza in uno spazio comprensibile, uno spazio vitruviano che abbia le misure dell’uomo, allora la cosa migliore è partire dalle storie, dalle esperienze personali che, intrecciandosi, portano alle scoperte scientifiche. Non a caso le Conferenze Pubbliche che si tengono ogni mese nelle aule del Palazzo della Carovana hanno come titolo comune La scoperta che mi ha cambiato la vita. E sono narratori d’eccezione coloro che il pubblico, molto eterogeneo e sempre interessato, si trova davanti: i migliori scienziati italiani, protagonisti delle scoperte che più hanno provocato clamore mediatico negli ultimi anni. Come quella del bosone di Higgs, i cui retroscena sono stati svelati dal prof. Luigi Rolandi nella prima delle Conferenze, quella del 12 marzo 2014. Durante il primo ciclo si sono poi susseguiti il prof. Adriano Fontana, che ha raccontato la scoperta e lo studio della galassia più distante mai osservata, il prof. Gaetano Guerra, che ha svelato le straordinarie possibilità di applicazione dei nanopolimeri, il dott. Gian Michele Ratto, con un intervento intitolato Una finestra con vista: la vita segreta del cervello, e infine il prof. Paolo Matthiae, con la sua riscoperta della civiltà di Ebla.
Il progetto, arrivato adesso al suo secondo anno di vita, è ancora in evoluzione, destinato sicuramente a ulteriori progressi grazie all’entusiasmo dei giovani collaboratori, dottorandi e assegnisti di ricerca che costituiscono la vera anima della sperimentazione. Per le prenotazioni, e per qualsiasi informazione e curiosità, esiste un sito, sempre aggiornato e con una pagina dedicata a ogni area.
Elisa Sotgiu
[Immagine: foto dal CAVE3d]