Una nuova ricerca sta approfondendo la nostra conoscenza della misteriosa forza repulsiva conosciuta come “energia oscura”, fornendo alcune prove iniziali che, qualunque cosa essa sia, la sua influenza non è stata costante nel tempo.
Una nuova ricerca sta approfondendo la nostra conoscenza della misteriosa forza repulsiva conosciuta come “energia oscura”, fornendo alcune prove iniziali che, qualunque cosa essa sia, la sua influenza non è stata costante nel tempo.
Nel 2016, un team internazionale di ricercatori ha misurato con precisione alcune fluttuazioni della densità della materia visibile dell’Universo, nel corso della sua lunga storia.
Questi cambiamenti – chiamati oscillazioni barioniche acustiche (BAO) – forniscono ai cosmologi un modo di misurare le distanze relative nel tempo. Proprio come gli astronomi hanno usato la luce proveniente dalle distanti stelle in esplosione per concludere l’Universo si sta dilatando, i cosmologi stanno usando le BAO. L’unità usata per descrivere questa espansione è chiamata costante di Hubble; gli scienziati, finora, non sono ancora riusciti a capire il motivo per cui lo spazio sta “crescendo”. La descrizione attualmente preferita per affrontare la questione è il cosiddetto Modello Lambda-CDM (Lambda Cold Dark Matter) che coinvolge anche la materia oscura nell’espansione dell’Universo. Tuttavia, questo modello è basato su una serie di ipotesi e non risponde alla domanda: l’energia oscura è una caratteristica fondamentale dello spazio e resta statica nel tempo, oppure può essere influenzata dai cambiamenti che avvengono nelle sue circostanze?
Per svelare questo mistero, gli scienziati hanno applicato i loro dati BAO al modello di energia oscura sviluppato da Gong-Bo Zhao dell’Università di Portsmouth. I risultati, pubblicati sulla rivista Nature Astronomy, suggeriscono una descrizione più “dinamica” di questa misteriosa forza. L’energia oscura andrebbe incontro a un cambiamento dinamico nel tempo. Tuttavia, questi nuovi risultati non sono ancora sufficienti per rovesciare la visione dell’energia oscura come caratteristica statica dell’Universo, come prevede il Modello Lambda-CDM; i dati raccolti dal Dark Energy Spectroscopic Instrument, che entrerà in azione il prossimo anno, potrebbero però rovesciare ancora una volta le nostre convinzioni.