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05 Feb 2018

Ritrovare un satellite “in pensione”: la storia di IMAGE

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Come abbiamo già appreso leggendo di tante missioni spaziali, ad esempio Cassini o Rosetta, questi progetti hanno una data di inizio e una di fine. Le sonde sono costruite e lanciate nello spazio per la loro avventura esplorativa sapendo che, dopo un determinato periodo, per una serie di motivi, non potranno più inviare dati agli scienziati e dovranno andare “in pensione”. A fine gennaio, però, è accaduto qualcosa di strano. Un “vecchio amico” della NASA si è risvegliato dopo anni di silenzio: è il satellite IMAGE.

Come abbiamo già appreso leggendo di tante missioni spaziali, ad esempio Cassini o Rosetta, questi progetti hanno una data di inizio e una di fine. Le sonde sono costruite e lanciate nello spazio per la loro avventura esplorativa sapendo che, dopo un determinato periodo, per una serie di motivi, non potranno più inviare dati agli scienziati e dovranno andare “in pensione”. A fine gennaio, però, è accaduto qualcosa di strano. Un “vecchio amico” della NASA si è risvegliato dopo anni di silenzio: è il satellite IMAGE.

 

IMAGE

 

IMAGE (Imager Magnetopause-to-Aurora for global exploration) fu lanciato nello spazio il 25 marzo 2000. Era la prima missione dedicata a raccogliere immagini della magnetosfera terrestre, la regione dello spazio in cui è confinato il campo magnetico della Terra. Questo satellite poteva impiegare una serie di tecniche che gli permettevano di “vedere l’invisibile” ossia rivelatori di atomi neutri, frequenze radio e ultraviolette. In questo modo gli studiosi della NASA avevano a disposizione un potente strumento per identificare i meccanismi dominanti di formazione del plasma nella magnetosfera, determinare la risposta diretta della magnetosfera ai cambiamenti dei venti solari e per scoprire come e dove i suddetti plasmi fossero alimentati, trasportati e, conseguentemente, si perdessero durante le tempeste magnetiche. Dopo più di cinque anni di attività, IMAGE si spense definitivamente il 18 dicembre 2005. Questo prezioso satellite sembra si sia svegliato dal suo sonno siderale il 20 gennaio di quest’anno.

 

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Un caso di serendipità

 

La serendipità è la capacità o fortuna di trovare per caso qualcosa cercando altro. È successo all’astrofilo Scott Tilley che era all’inseguimento di un altro satellite disperso, Zuma, lanciato lunedì 8 gennaio dalla compagnia Space X di Elon Musk, ed è incappato in segnali radio provenienti proprio da IMAGE. La NASA, ricevuta questa segnalazione, si è messa subito sulle tracce del vecchio satellite e, il 29 gennaio, per mezzo dell’osservazione congiunta di cinque antenne presso il Goddard Space Flight Center di Greenbelt, nel Maryland, ha potuto confermare il contenuto del post scritto da Tilley sul suo blog.

 

Ritorno al futuro

 

La NASA ha affermato che sono in grado di leggere alcuni dati, suggerendoci così che il sistema di controllo principale è funzionante. Ora come si procederà? Potranno essere raccolti nuovi dati sulla magnetosfera terrestre? La situazione è piuttosto complessa: la tecnologia, dal punto di vista dei software come da quello degli hardware, è molto cambiata dai tempi del lancio di IMAGE e, per avere il comando del satellite e poter decodificare i nuovi dati, sarà necessario ritornare alla vecchia strumentazione e trovare un modo di adattarla ai sistemi moderni. Un “ritorno al futuro” che potrebbe regalarci nuove e importanti novità dallo spazio.

 

Potrete trovare altre immagini mozzafiato dello spazio nell’articolo di Ettore Perozzi, “Fotoracconto dello spazio”, acquistando il numero di agosto di Sapere.

 

 

Image credits: Steele Hill/NASA

REDAZIONE
La Redazione del sito saperescienza.it è curata da Micaela Ranieri dal 2019, in precedenza hanno collaborato Stefano Pisani e Alessia Colaianni.
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