L’asteroide 2014 UR116, che secondo l’astrofisico russo Vladimir Lipunov minaccia seriamente la Terra, non costituirà un pericolo per il nostro Pianeta almeno per i prossimi 150 anni, secondo la NASA.
L’ “allarme”, soprattutto mediatico per il momento, lanciato dal team dell’astrofisico russo Vladimir Lipunov, dell’Università Statale di Mosca, sta rimbalzando in questi giorni praticamente in tutto il mondo: l’asteroide UR116, che ha un diametro di 370 metri, potrebbe avvicinarsi pericolosamente alla Terra nelle prossime decadi, e se dovesse colpirla l’impatto sarebbe mille volte più potente di quello provocato dall’asteroide di Chelyabinsk nel 2013. Nonostante si sia anche detto che questo oggetto, individuato dall’osservatorio MASTER-II di Kislovodsk, in Russia, a fine ottobre, potrebbe addirittura avere nel suo mirino l’Europa, la NASA ha smentito che esso rappresenti una minaccia per la Terra. La sua orbita, infatti, non passa sufficientemente vicino a quella del nostro pianeta e, secondo i calcoli del Near-Earth Object Program Office della Nasa, questo oggetto non rappresenterà un pericolo per la Terra almeno per i prossimi 150 anni.
Il monitoraggio degli asteroidi
Gli asteroidi, oltre a popolare l’universo della fantascienza cinematografica, sono stati grandi protagonisti della vita e dell’evoluzione del pianeta Terra: si pensi per esempio a quello che 65 milioni di anni fa causò l’estinzione dei dinosauri, a quelli che miliardi di anni fa bombardarono la Terra plasmandola, oppure al recentissimo asteroide che è sfrecciato nei cieli della regione russa di Chelyabinsk, negli Urali, a febbraio 2013. A oggi, sono circa 11 mila i corpi celesti identificati, tra asteroidi e comete, che potrebbero attraversare l’orbita del nostro Pianeta. Vengono chiamati tecnicamente Near-earth objects (NEO) e, tra il 2000 e il 2013, ben 26 asteroidi hanno colpito la Terra, liberando un’energia fino a 600 chilotoni, senza essere rivelati in anticipo da alcun osservatorio (ma per fortuna sono esplosi nell’atmosfera o precipitati in aree disabitate). Sono tuttavia molti i programmi di monitoraggio degli oggetti NEO, come per esempio il sistema Sentry del Jet Propulsion Laboratory della Nasa che è entrato in funzione nel 2002 e che sfrutta un complesso algoritmo sviluppato da Andrea Milani Comparetti, matematico dell’Università di Pisa. A Pisa, il software, chiamato Clomon-2, è il cuore del progetto NEODyS (Near-Earth Objects Dynamic Site) che mette online tutti i dati relativi al monitoraggio dei NEO e delle loro probabilità di impatto con la Terra: con il sistema Sentry della Nasa è il più importante servizio mondiale di questo tipo.