Sono passati circa due mesi dall’ultima volta che gli scienziati della NASA hanno ricevuto notizie da Opportunity. Il rover che raggiunse il suolo marziano nel 2004 è stato travolto da una tempesta di sabbia che ha causato l’interruzione delle comunicazioni con la Terra agli inizi di giugno. Cosa sta accadendo in questi giorni? Esiste una speranza che “Oppy” – come viene amichevolmente chiamato – si risvegli?
Sono passati circa due mesi dall’ultima volta che gli scienziati della NASA hanno ricevuto notizie da Opportunity. Il rover che raggiunse il suolo marziano nel 2004 è stato travolto da una tempesta di sabbia che ha causato l’interruzione delle comunicazioni con la Terra agli inizi di giugno. Cosa sta accadendo in questi giorni? Esiste una speranza che “Oppy” – come viene amichevolmente chiamato – si risvegli?
Una missione più lunga del previsto
Era il 2004 quando Opportunity, insieme al suo gemello Spirit, giunse su Marte: due robot-geologi la cui missione era esplorare la superficie del pianeta, dedicandosi alla geologia di campo e all’osservazione dell’atmosfera. Il loro compito era studiare le proprietà di rocce e suolo per trovare prove di una passata presenza di acqua su Marte. Spirit atterrò nel Cratere Gusev, quello che poteva essere stato un lago in un esteso cratere di impatto, mentre Opportunity arrivò su Meridiani Planum, una pianura i cui minerali depositati suggerivano un passato “umido”. Con i dati raccolti, i ricercatori riuscirono a ricostruire una parte di storia del Pianeta rosso in cui c’era stata acqua: entrambi i rover raccolsero indizi di condizioni un tempo umide che probabilmente avevano supportato la vita di microrganismi. La missione dei due gemelli geologi doveva durare 90 giorni ma, al di là delle aspettative, Spirit ha inviato la sua ultima comunicazione il 22 marzo 2010 e Opportunity ha continuato a lavorare sino a due mesi fa, quando una tempesta di polvere ha cancellato il Sole sopra di lui, l’unica fonte di energia per ricaricare le sue batterie.
La chiamata che non arriva
Ogni settimana, dal 10 giugno, gli scienziati stanno cercando di entrare in contatto con il rover sperando di ricevere una risposta che, sino a oggi, non è arrivata. Ma i cieli sopra la Valle della Perseveranza, il luogo in cui Opportunity sta sostando, sembra si stiano rischiarando e gli ingegneri del Jet Propulsion Laboratory (JPL) di Pasadena, in California, credono che presto il rover potrà ricevere abbastanza luce per ricaricare le proprie batterie e iniziare automaticamente le procedure di recupero. Il team della missione Opportunity ha sviluppato un piano in due fasi per avere la più alta probabilità di comunicare con lui e riportarlo online.
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John Callas, il project manager di Opportunity al JPL, ha spiegato nel comunicato pubblicato sul sito dei laboratori: “Quando il livello tau – una misura della quantità di particolato presente nel cielo marziano – scenderà al di sotto di 1,5, inizierà un periodo di tentativi per comunicare con il rover, inviandogli i comandi attraverso le antenne del Deep Space Network della NASA. Supponendo di ricevere risposta, cominceremo le procedure per capire il suo stato e per riportarlo online”.
Callas ha proseguito: “Se non riceveremo risposta dopo 45 giorni, il team dovrà concludere che la polvere che ha coperto il sole e il freddo di Marte hanno causato insieme qualche tipo di guasto da cui il rover difficilmente si riprenderà. A quel punto la fase attiva per raggiungere Opportunity terminerà. Ad ogni modo, nell’improbabile possibilità che ci sia una grande quantità di polvere sui pannelli solari che sta bloccando l’energia solare, noi continueremo con dei tentativi passivi di ascolto per diversi mesi”.
Una nuova speranza
La speranza è che quelli che vengono chiamati “diavoli di sabbia”, vortici violenti scoperti per la prima volta su Marte nel 2004 e recentemente immortalati da Curiosity, possano smuovere la polvere dai pannelli, ripulendone la superficie.
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Le probabilità che l’interruzione delle comunicazioni sia legata all’accumulo di polvere sono basse ma, nonostante ciò, ogni giorno, nella fase passiva, il gruppo Radio Science del JPL passerà al setaccio i segnali registrati da ricevitori a banda larga , molto sensibili, di radio frequenze provenienti da Marte, cercando un segno del tentativo del rover di mettersi in contatto con la Terra. Purtroppo, anche se durante la seconda fase Opportunity desse qualche cenno, non è detto che riesca a ritornare operativo a causa dei numerosi danni che la tempesta di sabbia avrà sicuramente provocato.
Non dobbiamo, però, essere pessimisti. Ricordiamoci che Oppy nel 2007 è riuscita a sopravvivere a una tempesta di polvere simile e che è un rover da record: ha esplorato Marte per oltre 5000 giorni, percorrendo più di 45 chilometri.
Se vi interessa conoscere altri aspetti delle missioni sul Pianeta rosso, acquistate e leggete l’articolo “Progetto Marte: tra fantascienza e realtà” di Giovanni Bignami, pubblicato nel numero di dicembre 2016 di Sapere.
Aggiornamento del 14 febbraio 2019: Opportunity non ce l’ha fatta. “Il rover è morto. La missione è compiuta.”, questo è stato l’annuncio della NASA. I tentativi di contatto sono falliti e ieri sera è stata comunicata ufficialmente la fine dell’avventura di Oppy.
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Immagine di copertina: riproduzione artistica della struttura dei rover gemelli Opportunity e Spirit. Credits: NASA