Per la prima volta, l’Intelligenza Artificiale ha composto una canzone. Un passo avanti verso il sogno di Google di arrivare a una macchina dotata di creatività.
Un paio di settimane fa, Google aveva annunciato la nascita di un dipartimento, interno al progetto “Google Brain”, consacrato a un sogno: create una macchina dotata di creatività. L’Intelligenza Artificiale applicata alla musica, all’arte, alla pittura, insomma. Il nome di questa divisione, presentata dal ricercatore Douglas Eck nella cornice del Moogfest di Durham è “Magenta”. Adesso, arrivano i primissimi risultati di questo progetto. In particolare, i primissimi risultati delle “lezioni di piano” che ha preso Magenta, e che l’hanno portato (portata?) a comporre una canzone.
Si tratta di una rudimentale melodia che dura 90 secondi: poche note a cui i ricercatori hanno aggiunto, in post-produzione, una base ritmica. Non è granché, ma rappresenta comunque un primato: la prima canzone, in assoluto, a essere composta da un computer. E poco importa se somiglia a qualcosa che avrebbe potuto suonare alla pianola un bimbo di pochi anni, è comunque un risultato storico, maturato addestrano reti neurali artificali alla musica.
Migliori esiti si sono raggiunti con la tavolozza. Dopo aver insegnato alla macchina come creare dipinti partendo da fotografie, Magenta ha creato una serie di quadri che sono stati poi anche acquistati durante un’asta a San Francisco. Questo tipo di attitudine, però, non è del tutto una novità, dato che già in passato l’Intelligenza Artificiale ha mostrato ottime capacità di disegno, dando dimostrazione, per esempio, di riuscire a riprodurre lo stile di Rembrandt dopo aver studiato 167 mila particolari delle creazioni dell’artista olandese.
Ma se da un lato gli scienziati sono impegnati a far sviluppare un pensiero autonomo alla macchina, e quindi una reale creatività, dall’altro si guarda con una certa preoccupazione alla consapevolezza che può essere raggiunta dall’Intelligenza Artificiale. Alcuni ritengono infatti più che tangili le probabilità di uno scenario alla “Terminator”, in cui le macchine diventano coscienti e cercano di spazzarci via. Secondo Nick Bostrom, a capo del The Future of Humanity Institute di Oxford, per esempio, entro un secolo le macchine supereranno in intelligenza gli uomini e potrebbero rivoltarcisi contro.
E’ per questo che i ricercatori londinesi di DeepMind, azienda assorbita da Google due anni fa, stanno mettendo a punto un sistema che consenta all’operatore umano di spegnere l’Intelligenza Artificiale ogni volta che se ne presenti la necessità. Un sistema presentato nel documento “Safely Interruptible Agents” pubblicato sul sito del Machine Intelligence Research Institute (MIRI): studiato con la collaborazione di un gruppo di scienziati dell’Università di Oxford, il protocollo dovrebbe essere in grado di superare eventuali resistenze delle macchine, che ovviamente non ci tengono a farsi staccare la spina.
Per ora, comunque, non siamo ancora in uno scenario di questo tipo. Godiamoci dunque le canzoni minimaliste di Magenta.