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06 Lug 2018

Un nuovo collega per gli esperti di riconoscimento facciale: l’intelligenza artificiale

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Se un tempo il riconoscimento facciale era uno strumento per lo più conosciuto e utilizzato in ambito forense, ora è parte anche della nostra quotidianità: basti pensare alla funzionalità di Facebook che permette di individuare la presenza di una persona all’interno di una foto o di un video caricati sulla piattaforma. Già leggendo questa frase ci rendiamo conto che esistono due realtà che lavorano per lo stesso obiettivo, esperti umani e algoritmi specifici. Se dovessimo confrontarli, chi raggiungerebbe la migliore performance? Il National Institute of Standards and Technology (NIST) ha deciso di rispondere a questo quesito con un esperimento dai risultati non scontati.

Se un tempo il riconoscimento facciale era uno strumento per lo più conosciuto e utilizzato in ambito forense, ora è parte anche della nostra quotidianità: basti pensare alla funzionalità di Facebook che permette di individuare la presenza di una persona all’interno di una foto o di un video caricati sulla piattaforma. Già leggendo questa frase ci rendiamo conto che esistono due realtà che lavorano per lo stesso obiettivo, esperti umani e algoritmi specifici. Se dovessimo confrontarli, chi raggiungerebbe la migliore performance? Il National Institute of Standards and Technology (NIST) ha deciso di rispondere a questo quesito con un esperimento dai risultati non scontati.

 

Uomini contro macchine

 

Il riconoscimento facciale è un compito di grande responsabilità e solo recentemente il livello dei software utilizzati in questo campo è riuscito a essere confrontabile con l’operato umano.

 

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“La società si fida della competenza e della formazione degli esaminatori facciali forensi perché si pensa che il loro giudizio sia il migliore” ha spiegato Alice O’Toole, professoressa di scienze cognitive presso la University of Texas di Dallas e coautrice dell’articolo pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences. “Se avessimo svolto questo studio tre anni fa, la performance del miglior algoritmo computerizzato sarebbe stata confrontabile con quella di uno studente medio non addestrato” ha invece affermato P. Jonathon Phillips, ingegnere elettronico del NIST. Tra uomini e macchine, chi avrà vinto la sfida?

 

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Faccia a faccia

 

La ricerca ha coinvolto 184 partecipanti: 87 erano esaminatori facciali professionisti, 13 erano “super riconoscitori”, persone dotate di una capacità naturale al di sopra delle media di discriminazione dei volti, 84 persone – tra cui 53 esaminatori di impronte digitali e 31 studenti – costituivano il gruppo di controllo, individui che non avevano mai ricevuto un training sul riconoscimento facciale.
Per il test i partecipanti hanno ricevuto 20 paia di immagini di volti e hanno valutato con una scala a 7 punti quanto i visi raffigurati in ciascuna coppia di foto potessero appartenere alla stessa persona. Le foto scelte sono state intenzionalmente selezionate per essere particolarmente complesse da giudicare. Sono stati successivamente analizzati 4 dei più recenti algoritmi per il riconoscimento facciale computerizzato – sviluppati tra il 2015 e il 2017 – adoperando lo stesso set di immagini. Quali saranno stati i risultati di questo “faccia a faccia”?

 

Una nuova forma di collaborazione

 

Prima di tutto è stato confermato che gli esaminatori professionisti superano significativamente le performance del gruppo di controllo, una conferma scientifica che rafforza il valore delle loro testimonianze nelle aule dei tribunali. Anche gli algoritmi non hanno deluso le aspettative, considerando i grandi miglioramenti avvenuti negli ultimi anni. E il lavoro di squadra? I risultati dei team di esaminatori professionisti non sono stati dei più accurati ma i dati raccolti provano che le valutazioni migliori provengono da esperti singoli che hanno lavorato con un solo algoritmo. La collaborazione tra esseri umani e macchine, la cui combinazione di metodi porta a prestazioni più efficaci, potrebbe essere l’inizio per un miglioramento nell’accuratezza del riconoscimento facciale in sistemi futuri. Questo progetto, durato tre anni, ha rivelato che gli esseri umani e le intelligenze artificiali adoperano differenti approcci per confrontare volti ma in cosa consistono queste diverse strategie? Questa sarà probabilmente la nuova domanda a cui gli scienziati dovranno dare una risposta.

 

Parliamo ancora di caratteristiche di un viso nella news di Valentina Tudisca “I tratti del volto più ereditabili”, che potrete leggere acquistando il numero di agosto 2017 di Sapere.

REDAZIONE
La Redazione del sito saperescienza.it è curata da Micaela Ranieri dal 2019, in precedenza hanno collaborato Stefano Pisani e Alessia Colaianni.
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