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03 Mag 2019

Campi Flegrei, confermata un’eruzione di 29.000 anni fa

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Studiare la storia dei vulcani e delle loro eruzioni può fornirci un efficace strumento per calcolare il rischio legato a eventi catastrofici nel nostro territorio e progettare le migliori misure affinché questi fenomeni non si traducano in perdite materiali e umane. Un gruppo internazionale di ricercatori ha da poco rivelato, in un articolo nella rivista scientifica Geology, l’esistenza di una grande eruzione, che avrebbe ricoperto di ceneri una vasta area del Mediterraneo centrale, avvenuta 29.000 anni fa presso i Campi Flegrei.

Studiare la storia dei vulcani e delle loro eruzioni può fornirci un efficace strumento per calcolare il rischio legato a eventi catastrofici nel nostro territorio e progettare le migliori misure affinché questi fenomeni non si traducano in perdite materiali e umane. Un gruppo internazionale di ricercatori ha da poco rivelato, in un articolo nella rivista scientifica Geology, l’esistenza di una grande eruzione, che avrebbe ricoperto di ceneri una vasta area del Mediterraneo centrale, avvenuta 29.000 anni fa presso i Campi Flegrei.

 

La storia vulcanica dei Campi Flegrei

 

I Campi Flegrei sono un’area estesa di origine vulcanica, a nord-ovest di Napoli, in Campania. Non si tratta di un vulcano dalla forma di tronco di cono ma di una depressione, o caldera, ampia più di una decina di chilometri. Questo sistema vulcanico è attivo da più di 70.000 anni ed è stato caratterizzato da due eventi eruttivi principali: l’eruzione dell’Ignimbrite campana, avvenuta 40.000 anni fa, e quella del Tufo Giallo Napoletano, di 15.000 anni fa. In entrambi i casi la quantità di magma emesso è stata ingente, pari rispettivamente a 300 e 40 chilometri cubi. Nella caldera, negli ultimi 15.000 anni, si sono formati numerosi edifici vulcanici legati a circa 70 eruzioni. L’attività vulcanica di quest’area è soprattutto di tipo esplosivo: fenomeni violenti che catapultano nell’atmosfera grandi quantità di materiale piroclastico. Proprio l’analisi di quest’ultimo fornisce ai ricercatori gli indizi necessari per ricostruire la storia di queste zone.

 

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Un tesoro di conoscenze chiamato tefra

 

Tutti i prodotti piroclastici non consolidati emessi per frammentazione esplosiva durante una eruzione vulcanica sono detti tefra. Questo materiale può essere interrogato in molti modi. Sequenze di livelli costituiti da tefra, i depositi a essi associati, la loro distribuzione areale, le loro relazioni stratigrafiche e la loro età assoluta e relativa può essere studiata dalla tefrostratigrafia. Le informazioni raccolte in questo modo sono utili per la conoscenza dei parametri fisici delle eruzioni e della storia esplosiva di determinati vulcani. Questa disciplina e le tecniche a essa legate sono state impiegate ancora una volta per scavare nell’evoluzione geologica dei Campi Flegrei.

 

Lo studio pubblicato su Geology

 

L’eruzione avvenuta 40.000 anni fa, che ha formato la caldera dei Campi Flegrei, è la più grande tra quelle conosciute in Europa avvenute negli ultimi 200.000 anni. Poco si sapeva, invece, di altri eventi altrettanto dirompenti accaduti prima dell’eruzione di 15.000 anni fa, quella che ha dato origine ai preziosi depositi di tufo giallo napoletano. Gli scienziati avevano già individuato, negli anni ’70, uno strato di cenere vulcanica, tefra, che aveva coperto oltre 150.000 chilometri quadrati del Mediterraneo circa 29.000 anni fa. La composizione del materiale vetroso indicava i Campi Flegrei come probabile sorgente ma non si erano trovati strati equivalenti vicini all’area, in posizione cronostratigrafica appropriata, che confermassero questa tesi. In altre parole non c’erano depositi in prossimità dei Campi Flegrei che fossero cronologicamente coerenti con la tesi di un’esplosione risalente a quell’intervallo di tempo.
I ricercatori dell’Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-IGAG), dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), delle università di Oxford, Durham e St. Andrews, del CNRS (Centre national de la recherche scientifique) francese e dell’Università della California hanno analizzato i depositi di tefra presenti in una sequenza stratigrafica di Ponti Rossi e in un pozzo nei pressi di Napoli. Sono state svolte analisi chimiche e datazioni con il metodo Argon-Argon (40Ar/39Ar). In aggiunta la dispersione e lo spessore del deposito associato a questa grande eruzione, ora denominato Tufo di Masseria del Monte, sono stati simulati utilizzando un modello di sedimentazione della tefra. È stato confermato che la grande eruzione che ha coperto di cenere il Mediterraneo 29.000 anni fa è avvenuta nei Campi Flegrei.
“Quella del Tufo Giallo Napoletano”, ha spiegato Biagio Giaccio, ricercatore del CNR-IGAG, “è la seconda più grande eruzione della storia eruttiva dei Campi Flegrei, inferiore solo all’enorme eruzione dell’Ignimbrite Campana di circa 40.000 anni fa che ricoprì la Campania di una spessa coltre di tufo, e le cui ceneri sottili raggiunsero anche la Pianura Russa, a migliaia di chilometri di distanza”. L’eruzione di Masseria del Monte è, quindi, un terzo evento di grande magnitudo (indice di esplosività vulcanica pari a 6, su una scala semi-quantitativa e logaritmica che va da 0 a 8) nella storia vulcanica flegrea, che dimezza il tempo di ricorrenza medio delle grandi eruzioni di questo vulcano. Giaccio e Antonio Costa, ricercatore dell’INGV-Bologna, hanno concluso: “Questo studio mette in evidenza come, nonostante la lunga storia di ricerca condotta nei Campi Flegrei, le testimonianze geologiche di questo vulcano possano essere frammentarie, difficili da cogliere e non pienamente rappresentative della storia e intensità degli eventi del passato. Da qui l’importanza di un approccio multidisciplinare, che usa e integra dati da archivi sedimentari distali e delle aree vulcaniche, nonché modelli di dispersione delle ceneri, ai fini di una più dettagliata ricostruzione della storia e stima delle magnitudo e stili eruttivi, e quindi della pericolosità, di uno dei vulcani più produttivi dell’Europa”.

 

Studiare la storia geologica del territorio è il miglior modo di difenderci dalle catastrofi naturali. Ce lo spiega anche Romano Camassi nel suo articolo “Ricerche storiche e difesa dai terremoti”, pubblicato nel numero di aprile 2016 di Sapere.

 

Immagine di copertina: la caldera dei Campi Flegrei vista da nord con la citta di Napoli e il Vesuvio sullo sfondo. Credits: CNR

REDAZIONE
La Redazione del sito saperescienza.it è curata da Micaela Ranieri dal 2019, in precedenza hanno collaborato Stefano Pisani e Alessia Colaianni.
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