La vita potrebbe effettivamente nascere da una scintilla elettrica. A oltre 60 anni di distanza dall’esperimento di Stanley Miller, pietra miliare per lo studio dell’origine della vita, arriva una conferma da uno studio italo-francese che si basa su simulazioni computazionali.
La vita potrebbe effettivamente nascere da una scintilla elettrica. A oltre 60 anni di distanza dall’esperimento di Stanley Miller, pietra miliare per lo studio dell’origine della vita, arriva una conferma da uno studio italo-francese che si basa su simulazioni computazionali.
Nel 1953, Miller e il premio Nobel Harold Urey riportarono di aver assistito alla produzione spontanea di amminoacidi (tra cui la glicina, che genera proteine) e altre molecola organiche sottoponendo per una settimana a scariche elettriche una mistura di gas, tra cui metano e ammoniaca. In questo modo dimostrarono che, sulla Terra primordiale, i fulmini avrebbero potuto trasformare sostanze inorganiche in composti organici e quindi avrebbero potuto generare la vita (secondo la teoria di Aleksandr Oparin).
Nel nuovo studio, pubblicato su PNAS, Antonino Marco Saitta, dell’università Sorbona di Parigi, e Franz Saija, dell’Istituto per i processi chimico-fisici del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) di Messina, hanno riprodotto questo esperimento mediante modelli computerizzati che hanno permesso di guardare più da vicino le reazioni chimiche coinvolte. Per la prima volta, è stato studiato l’effetto dei campi elettrici su miscele di molecole semplici (come metano, ammoniaca, acqua e idrogeno) in simulazioni al computer condotte a livello quantistico e, come negli esperimenti di Miller, la simulazione ha mostrato la formazione spontanea della glicina. Inoltre, si è scoperto che questi processi avvengono attraverso percorsi di reazione molto più complessi di quanto si credesse finora. In particolare, un ruolo chiave è rivestito dal composto formammide, che compare (con l’acido formico) spontaneamente con scariche da 0,35 volt. Scariche di 0,5 volt portano invece alla formazione di un protoaminoacido.
[immagine: Stanley Miller, in una foto Nasa]