Stanotte, un terremoto di magnitudo 6.0 della scala Richter ha colpito l’Appennino centrale in provincia di Rieti, nelle zone dei comuni di Accumoli, Norcia e Amatrice.
Stanotte, un terremoto di magnitudo 6.0 della scala Richter ha colpito l’Italia centrale, tra Lazio e Marche. Il sisma si è verificato nell’Appennino centrale in provincia di Rieti, nelle zone dei comuni di Accumoli, Norcia e Amatrice. La scossa principale si è verificata alle 3.36 del mattino, con epicentro nei pressi di Accumoli, ed è stata, come si è detto, di magnitudo 6.0. Ci sono state poi numerosissime repliche, che continuano anche in queste ore, la più intensa delle quali si è registrata alle 4.33 ed è stata di magnitudo 5.4. Attualmente, l’area interessata dalle repliche (di magnitudo inferiore, ma superiore a 2) si estende per circa dieci chilometri. Molti i crolli di case ed edifici, che hanno causato centinaia di morti, con un bilancio che si aggiorna di ora in ora.
Si tratta di una zona dalla sismicità ben nota, ad elevato rischio sismico. Già nel 1639 e nel 1703 la stessa area fu colpita da due terremoti molto forti. Quello di stanotte è stato causato dalla rottura del sistema di faglie dei Monti della Laga, nell’ambito di fenomeni geofisici associati alla tettonica distensiva, l’attività fisiologica del nostro Pianeta che ha generato, per esempio, gli stessi Appennini.
“Sul sisma non abbiamo ancora tutte le informazioni necessarie ma si tratta certamente di un sisma di magnitudo importante che ha colpito una zona molto estesa dell’Italia appenninica centrale, ricca di centri storici e di località minori. Data la vastità dell’area che è stata colpita è presumibile che l’ipocentro si trovi a profondità anche superiore ai 4 chilometri, probabilmente intorno ai 7 km. Non dobbiamo stabilire un nesso diretto con le scosse avvertite in Sicilia. È purtroppo possibile che si verifichino altre scosse, speriamo di magnitudo inferiore. In questa situazione l’unica cosa da fare è seguire le indicazioni di protezione civile e sindaci” ha dichiarato Paolo Messina, direttore dell’Igag – Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del Consiglio Nazionale delle Ricerche.