Il fenomeno del cambiamento climatico, insieme ai suoi principali effetti, è ormai ampiamente noto. Alcune aree beneficeranno delle variazioni indotte da questo fenomeno prodotto dall’uomo, ma per la maggior parte non sarà così. Le regioni più vulnerabili, per svariati motivi, sono e saranno soggette a gravi ripercussioni. Tra queste, l’Africa subsahariana, una vasta regione che si estende dal sud del deserto del Sahara sino alla parte meridionale del continente.
Quali impatti subirà? Le proiezioni mostrano un innalzamento delle temperature, cambiamenti nel regime delle piogge in difetto e in eccesso, un aumento della frequenza, oltre che di intensità, degli eventi climatici e meteorologici estremi, come siccità e inondazioni.
Fattori come povertà estrema, bassa condizione di sviluppo, deficit nelle infrastrutture e assetti politici deboli e instabili contribuiscono ad aumentare notevolmente la vulnerabilità dell’Africa subsahariana al cambiamento climatico.
Come se tutto ciò non bastasse, la regione dipende fortemente dall’agricoltura, un’attività la cui rendita è strettamente legata alle condizioni del clima. Di conseguenza, squilibri nelle temperature e nelle precipitazioni condizionano i raccolti agricoli, il più delle volte in negativo.
Bisogna, infine, ricordare che secondo le previsioni l’Africa subsahariana sarà soggetta a uno dei maggiori aumenti demografici a livello mondiale, giungendo a una popolazione di 2 miliardi nel 2050 e 4 miliardi nel 2100. Se le previsioni saranno rispettate, questo comporterà una maggiore richiesta di cibo in un’area i cui attuali livelli di denutrizione sono già molto elevati.
Il mais è una delle piante più coltivate nella regione. Diversi studi mostrano che il cambiamento climatico impatterà negativamente sui raccolti di questa coltura: le condizioni climatiche necessarie allo sviluppo della pianta diventeranno sempre più rare.
Nel corso degli anni sono state sviluppate diverse strategie di adattamento che permettono a determinati attori, ad esempio uno Stato o regione, di adattarsi alle nuove condizioni indotte dal cambiamento climatico. La buona notizia è che ne esistono parecchie. Tuttavia, è essenziale che vengano scelte in base al contesto geografico, sociale, economico e politico dell’area a cui sono destinate per essere efficienti.
Ad esempio, se si considerano i progressivi cambiamenti nei regimi di temperature e piogge, si potrà optare per varietà di mais che vengano piantate in anticipo o in ritardo rispetto ai periodi convenzionali. In Kenya, uno degli Stati subsahariani, le stagioni delle piogge vanno da marzo a giugno e da ottobre a gennaio. Precipitazioni torrenziali danneggiano l’agricoltura locale, distruggendo il raccolto. Piantare una specifica varietà di mais prima dell’inizio della stagione delle piogge significa quindi raccoglierla prima che giungano forti precipitazioni, garantendo raccolti più abbondanti e una migliore possibilità di nutrizione.
Immagine di copertina: copyright Stephen Morrison-Africa Practice Wikimedia