L’Italia non è certamente un paese povero di leggende e miti e quindi può vantare una folta schiera di animali misteriosi da proporre ai ricercatori attenti, alcuni dei quali possono rientrare nel novero dei criptidi. Uno dei casi più semplici di cui venire a capo, e allo stesso tempo più illuminanti per quanto riguarda il metodo della criptozoologia, è quello dei serpenti d’acqua baffuti di cui si narra in Sannio e in Calabria.
L’Italia non è certamente un paese povero di leggende e miti e quindi può vantare una folta schiera di animali misteriosi da proporre ai ricercatori attenti, alcuni dei quali possono rientrare nel novero dei criptidi. Uno dei casi più semplici di cui venire a capo, e allo stesso tempo più illuminanti per quanto riguarda il metodo della criptozoologia, è quello dei serpenti d’acqua baffuti di cui si narra in alcune zone della Campania e della Calabria. Claudio Bertarelli, curatore del Museo di Marano sul Tamaro, Modena, risolse questo piccolo enigma criptozoologico sul finire del secolo scorso, e qualche anno fa raccontò la sua storia su Criptozoo.com (il primo sito italiano di criptozoologia).
Creature davvero misteriose?
Alla fine degli anni ’70 del XX secolo, segnalazioni di strani serpenti d’acqua provvisti di baffi arrivavano da tutto l’alto Sannio (Campania) e dal parco del Pollino (Calabria). Questi strani animali vivevano, a detta dei locali, lungo gli argini dei fiumi, avevano una testa triangolare, erano sprovvisti di zampe (o al più i maschi avevano zampe cortissime), ed erano abilissimi nuotatori. Inoltre, avevano baffi attorno al muso, e spesso erano descritti come coperti di peli corti e marroni. Se disturbati, gli strani rettili soffiavano e sibilavano. Stavolta il folklore locale non si sbagliava sulla presenza di animali nei fiumi della zona, ma certo non si trattava di mostri o creature misteriose. Una ricognizione nelle zone permise subito al Bertarelli di assodare che i locali avevano scambiato per creature mostruose delle normali lontre.
Il metodo criptozoologico
Questo breve aneddoto mi permette tuttavia di dimostrare alcuni dei punti salienti di una ricerca criptozoologica, punti che abbiamo solo accennato finora. In primo luogo, le dicerie locali potrebbero nascondere indizi interessanti sulla presenza di organismi cospicui e magari ancora ignorati dalla scienza (in questo caso, ignorati come distribuzione geografica, dato che la lontra era già ben nota agli zoologi). In secondo luogo, le descrizioni degli abitanti contengono sempre elementi comuni che permettono di costruire delle ipotesi, ma bisogna sempre tener presente come le persone della zona percepiscono gli animali. In questo caso, il fatto che un animale fosse differente da un cavallo o da un cane, e potesse nuotare quasi come un serpente, ha fatto sì che i locali lo identificassero come diverso, e quindi come un rettile. In terzo luogo, le dicerie su questi serpenti baffuti hanno permesso di ampliare le conoscenze sull’areale di distribuzione della lontra nel Sud Italia.
Non è un caso eclatante, di quelli che finiscono sui giornali. Eppure, come nelle grandi storie di detective, anche il caso che sembra più banale può insegnare nuove cose agli investigatori attenti.