Piastre, maschere, creme, balsami. Questi sono solo alcuni dei trucchi adottati da chi, non contento di una chioma riccia, vuole cambiare l’aspetto dei propri capelli rendendoli lisci e dritti come spaghetti. Trovare una soluzione veramente efficace non è facile, questo perché non sappiamo ancora chiaramente quale sia il segreto di una capigliatura leonina. Su Journal of Experimental Biology è stato recentemente pubblicato un articolo che cerca di svelare questo mistero attraverso lo studio dei ricci delle pecore merinos della Nuova Zelanda.
Piastre, maschere, creme, balsami. Questi sono solo alcuni dei trucchi adottati da chi, non contento di una chioma riccia, vuole cambiare l’aspetto dei propri capelli rendendoli lisci e dritti come spaghetti. Trovare una soluzione veramente efficace non è facile, questo perché non sappiamo ancora chiaramente quale sia il segreto di una capigliatura leonina. Su Journal of Experimental Biology è stato recentemente pubblicato un articolo che cerca di svelare questo mistero attraverso lo studio dei ricci delle pecore merinos della Nuova Zelanda.
Perché i capelli sono ricci?
Come fanno i capelli ad arricciarsi naturalmente? I singoli capelli sono costituiti da due tipi di cellule: quelle paracorticali (impacchettate con fibre di cheratina parallele) e quelle ortocorticali (impacchettate con fibre di cheratina a spirale). I ricercatori hanno testato due teorie esistenti: secondo la prima ipotesi, le cellule ortocorticali, più lunghe, si allineerebbero nella parte esterna della curva mentre le paracorticali rivestirebbero l’interno del capello. Per la seconda spiegazione, invece, le cellule sul lato del follicolo andrebbero incontro a una maggiore divisione, aumentando il loro numero sulla curva esterna del riccio. Entrambe le teorie hanno mostrato dei limiti ed è per questo motivo che gli studiosi hanno cercato altre risposte all’annosa questione.
Osservando le pecore merinos
Purtroppo i capelli umani sono molto spessi per analizzarne la struttura cellulare quindi, per misurare le singole cellule di un capello riccio, è stato necessario trovare un’alternativa: il pelo riccio, folto ma sottile delle pecore merinos provenienti dalla Nuova Zelanda. I ricercatori hanno spiegato che, in generale, la chimica, la struttura e la crescita di tutti i peli e capelli è essenzialmente la stessa, quindi i risultati raccolti analizzando gli animali sono applicabili anche agli esseri umani. L’esperimento è stato estremamente laborioso: ci sono volute ore per pulire e preparare più di settecento ritagli lunghi 0,5 cm, ottenuti dalla base di singole fibre per assicurarsi di osservare la naturale curvatura del pelo. I campioni sono stati asciugati su una superficie vibrante per non creare pieghe artificiali nel materiale. È stata molto delicata anche la fase dell’analisi al microscopio, per misurare la curvatura dei frammenti prima di tingerli e poi passare al microscopio confocale per leggerne la struttura cellulare.
Una questione di lunghezza
Cosa è stato scoperto? Le cellule paracorticali, più corte, rivestono la parte interna della curva del capello mentre le più lunghe cellule ortocorticali si dispongono nella parte esterna. Il riccio è, quindi, il risultato di una disposizione di differenti tipi di cellule. Ora è chiaro che le caratteristiche cellulari più importanti nella definizione dei ricci sono la tipologia e la loro lunghezza. Presto nuovi prodotti cosmetici potranno essere progettati a partire da questa scoperta.
Gli ovini sono protagonisti anche dell’articolo di Stefano Pisani “Attento, le pecore ti guardano (e si ricordano del tuo viso)” che potrete leggere acquistando il numero di febbraio 2018 di Sapere.