Presentato alla conferenza TEDGlobal in Brasile un nuovo dispositivo che potrebbe consentire la diagnosi precoce di molti tipi di cancro a partire da un singolo campione di sangue.
Lo screening per cancri come quello alla prostata o al seno è ormai diventato di routine. Gli attuali metodi diagnostici in uso per gli altri tipi di cancro sono tuttavia invasivi e costosi, così la maggior parte dei pazienti viene a sapere di avere un tumore solo quando ormai la propria salute è compromessa. In alcuni casi, quando è troppo tardi. Durante la conferenza TEDGlobal di Rio De Janeiro è stato presentato al pubblico un nuovo strumento diagnostico realizzato da una start-up. Miroculus. Si tratta di un apparecchio open source chiamato Miriam, che è in grado di effettuare facilmente e economicamente check per dozzine di tipi di cancro a partire da un singolo campione di sangue. Il progetto è ancora ai primi stadi, ma se i trial avranno l’esito sperato, Miriam potrebbe ben presto entrare a far parte degli attuali protocolli di screening per diversi tipi di cancro.
La tecnologia dello strumento della Miroculus è basata sul microRNA, una classe di piccole molecole le quali agiscono come una sorta di ‘allarme’ biologico, comparendo e scomparendo sulla base di quello che succede nel corpo in un determinato momento. Per queste importanti caratteristiche, le molecole di microRNA sono usate come indicatori di malattia sin dalla loro scoperta, avvenuta nel 1993: queste possono rivelare non solo se la persona ha un cancro ma anche di che tipo di cancro si tratta.
Per anni, gli scienziati hanno creduto che le molecole di microRNA si trovassero solo all’interno della cellula e che quindi fossero biomarcatori difficilmente accessibili. Nel 2008, però, un gruppo di scienziati ha scoperto che queste molecole circolano nel sangue e hanno cominciato a legarle ai vari tipi di cancro (primo tra tutti, quello alla tiroide). Miriam sfrutta la ricerca che è stata fatta su microRNA e cancro finora: il campione di sangue si distribuisce su una piastra con 96 ‘pozzetti’ e fa iniziare una reazione chimica. In questo modo viene riconosciuto l’eventuale microRNA presente e confrontato con un database di informazioni che lo associa a un determinato tipo di tumore. Per ora, gli esperimenti nei topi hanno dato risultati incoraggianti.