Il disordine da stress post-traumatico potrebbe essere curato con un prodotto particolare: la nota droga sintetica ecstasy.
Il disordine da stress post-traumatico dei veterani di guerra potrebbe essere curato con un prodotto particolare: la nota droga sintetica ecstasy. La Food and Drug Administration (FDA), l’organo governativo americano che si occupa di autorizzare la messa in commercio di farmaci e di sicurezza alimentare, ha infatti deciso di fare dei passi avanti verso l’utilizzo terapeutico dell’ecstasy, che ha il suo ingrediente principale nella MDMA (metilendiossimetanfetamina). La scorsa settimana, infatti, la Multidisciplinary Association for Psychedelic Studies (MAPS) ha annunciato che la FDA ha aperto alla terapia con MDMA del disordine da stress post-traumatico (PTSD). La MDMA si è mostrata in grado di offrire una significativa riduzione dei sintomi nei pazienti affetti da PTSD in trial clinici condotti negli anni passati, il che ha portato alla decisione dell’agenzia statunitense.
La MAPS, che ha finanziato la ricerca sulla MDMA per circa 30 anni, ha spiegato che questa decisione della FDA rappresenta un’ammissione per l’agenzia del fatto che “questo trattamento può avere dei vantaggi significativi rispetto ai farmaci attualmente disponibili per contrastare il disordine da stress post-traumatico”. Inoltre, molto probabilmente l’agenzia ha anche l’intenzione di supportare sviluppo e controlli del trattamento con MDMA in modo più rapido, rispetto ad altre terapie candidate.
Fuga neurochimica e pace mentale
Finora, la fase 2 dei trial ha mostrato dati estremamente promettenti e, adesso, con l’appoggio della FDA ci si potrà muovere rapidamente verso il completamento della fase 3. Questa droga sarebbe capace di alleviare i sintomi dei malati di PTSD perché in grado di produrre sensazioni di euforia, empatia e, in sostanza, di procurare a chi la assume una “fuga neurochimica” capace di indurre una sorta di “pace” mentale. Il trattamento con MDMA includerà la somministrazione di altri tre farmaci e di stabilite tecniche di psicoterapia. “E’ la prima volta che verrà valutato un trattamento che associa alla psicoterapia delle droghe psichedeliche in una fase 3 di un trial” ha spiegato Rick Doblin della MAPS “e ora siamo pronti a iniziare una negoziazione con le agenzie mediche europee”.
Inizio nella prossima primavera
Nei trial di fase 2 completati dalla MAPS, la terapia con MDMA riusciva a risolvere il problema del PTSD nel 61 per cento dei pazienti (107) nel giro di due mesi. In un periodo di un anno, il numero cresceva fino al 68 per cento. I pazienti coinvolti soffrivano di disordine da stress pot-traumatico da, mediamente, 17,8 anni.
I trial di fase 3 dovrebbero riguardare 200-300 partecipanti maggiorenni con PTSD provenienti a Stati Uniti, Canada e Israele. Come si legge sulla rivista Science, la fase 3 dovrebbe iniziare la prossima primavera e dovrebbe concludersi entro il 2021, se la MAPS sarà in grado di trovare gli stimati 25 milioni di dollari necessari per condurla.