La Società italiana di gastroenterologia lancia l’allarme: sono tanti i celiaci che rischiano di non avere una diagnosi corretta: “se i presunti intolleranti sono in realtà dei veri celiaci, vanno inquadrati e seguiti da uno specialista”.
La Società italiana di gastroenterologia lancia l’allarme: sono tanti i celiaci che rischiano di non avere una diagnosi corretta: “se i presunti intolleranti sono in realtà dei veri celiaci, vanno inquadrati e seguiti da uno specialista”. La preoccupazione dei gastroenterologi riguarda soprattutto la sensibilità al glutine non celiaca (NCGS): questa forma di intolleranza, infatti, potrebbe indurre all’errore e causare una mancata individuazione della patologia celiaca. Se da un lato l’intolleranza lamentata potrebbe non riferirsi a un vero e proprio disordine, dall’altro molti di quelli che si autodiagnosticano una NCGS potrebbero invece essere dei veri e propri celiaci. E, come se non bastasse il fatto che farsi diagnosi da soli non è consigliato, la NCGS è anche molto difficile da riconoscere in modo inequivocabile. Le proteine che causano irritazioni intestinali sono infatti sempre più numerose: non solo il glutine ma anche, per esempio, quelle del grano.
Autodiagnosi in crescita
In un quadro così complicato si inserisce il dato delle autodiagnosi, che si sono diffuse soprattutto in alcuni paesi come gli Stati Uniti, che ha visto passare la percentuale di persone che seguono una alimentazione senza glutine dallo 0,52 per cento (nel 2009-2010) all’1,69 per cento (nel 2013-2014), dato non in armonia con quello delle malattie autoimmuni, passate nello stesso periodo dallo 0,6 allo 0,8 per cento. Secondo lo studio americano del National Health and Nutrition Examination Survey, condotto su 22 mila persone tra il 2009 e il 2014, la percentuale di pazienti celiaci nella popolazione non sta invece aumentando: la prevalenza della malattia resta infatti attorno allo 0,7 per cento.
“Quando non ci sono gli elementi per far diagnosi di celiachia ma la persona riferisce che i suoi sintomi sono alleviati o scompaiono a dieta senza glutine, questa persona si autodefinisce ‘intollerante’ al glutine o affetto da ‘sensibilità al glutine di tipo non celiaco’”, spiega Carolina Ciacci, ordinario di Gastroenterologia dell’Università di Salerno. E’ necessario sempre, però, fare una distinzione tra celiaci reali – che hanno davvero bisogno di assistenza medica – e persone sensibili al glutine che si autodiagnosticano come celiaci.