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10 Mag 2019

La colazione, un’abitudine per diminuire il rischio di infarto e morte

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Un semplice e solitario caffè, una tazza di caffellatte in cui inzuppare i biscotti oppure uova e pancetta in perfetto stile anglosassone? Il nostro concetto di colazione può essere molto variabile ma chi tra noi non sente il bisogno di quell’iniezione mattutina di energia? Fa male, invece, chi dissente. Uno studio pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology ha evidenziato, infatti, che la cattiva abitudine di saltare la colazione è associata a un rischio significativamente più alto di morire a causa di malattie cardiovascolari.

Un semplice e solitario caffè, una tazza di caffellatte in cui inzuppare i biscotti oppure uova e pancetta in perfetto stile anglosassone? Il nostro concetto di colazione può essere molto variabile ma chi tra noi non sente il bisogno di quell’iniezione mattutina di energia? Fa male, invece, chi dissente. Uno studio pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology ha evidenziato, infatti, che la cattiva abitudine di saltare la colazione è associata a un rischio significativamente più alto di morire a causa di malattie cardiovascolari.

 

Trent’anni di dati

 

Lo ricerca ha un carattere prettamente retrospettivo: i dati iniziali sulle abitudini dei partecipanti erano stati raccolti per altri scopi negli Stati Uniti tra il 1988 e il 1994 ma, considerata la completezza e il rigore delle informazioni ottenute, i medici dell’Università dell’Iowa hanno potuto ricavare conclusioni affidabili. L’apparente obsolescenza delle informazioni ha un grande vantaggio: è stato possibile continuare a seguire molti dei partecipanti, in un processo che i medici e gli epidemiologi chiamano follow up. In pratica c’era la possibilità di sapere se i soggetti erano ancora in vita o se, nel frattempo, fossero morti e perché. Dei quasi 40.000 partecipanti iniziali, lo studio si è concentrato su 6.550 di loro, di età compresa tra i 40 e i 75 anni (età media 53,2 anni), che non avevano sofferto né di cancro né di malattie cardiovascolari prima della raccolta dei dati. Inoltre essi non avevano abitudini alimentari anomale, infatti sono stati esclusi coloro i quali assumevano meno di 500 o più di 5.000 calorie al giorno.

 

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Rischio di infarto triplicato

 

Dall’analisi è emerso che solo sei persone su dieci facevano colazione tutti i giorni. Un quarto di loro, infatti, gustava una colazione solo qualche volta e il 16% consumava questo pasto raramente o addirittura mai. Gli scienziati hanno osservato che proprio questi ultimi avevano una probabilità leggermente più alta (1,19 volte) di morire per una causa qualsiasi ma quasi raddoppiata (1,87 volte ma con punte di 3,04 volte) di decedere per una malattia cardiovascolare. Questa elaborazione considera già eventuali altri fattori, quindi c’è una buona certezza che l’aumento dei problemi cardiaci sia davvero legato alla mancata assunzione di cibo all’inizio della giornata. In particolare, considerando solo l’infarto, chi non faceva mai colazione presentava un rischio addirittura più che triplicato (3,39 volte) rispetto a chi mangiava al mattino tutti i giorni.

 

Non solo infarto

 

Che la prima colazione fosse un momento importante e insostituibile era già noto. Studi simili erano stati condotti in Giappone e in India, ed erano già conosciuti gli effetti negativi della sua mancanza su obesità, livelli di colesterolo nel sangue e sindrome metabolica. I ricercatori dell’Iowa ipotizzano che l’assunzione mattutina di cibo ed energia possa favorire il controllo dell’appetito e regolare in maniera più efficiente la pressione sanguigna, la produzione di insulina e, in generale, quel delicato equilibrio neuro-ormonale che fa funzionare al meglio il nostro organismo.
Quindi, quando qualcuno ci rimprovererà per aver saltato la colazione, non offendiamoci: facciamoci invece offrire un bel cappuccino, un succo di frutta e anche qualche frollino. Magari cercando di scegliere tra quelli meno grassi e un po’ più genuini, senza rinunciarvi per fretta o, semplicemente, per un’abitudine sbagliata.

 

Vi interessa il legame tra cibo e salute? Acquistate e leggete l’articolo di Laura Teodori e Luigi Campanella, “Alimentazione come terapia: dall’ipotesi all’evidenza scientifica”, pubblicato nel numero di giugno 2016 di Sapere.

 

Credits immagine: foto di Pexels da Pixabay

REDAZIONE
La Redazione del sito saperescienza.it è curata da Micaela Ranieri dal 2019, in precedenza hanno collaborato Stefano Pisani e Alessia Colaianni.
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