Quante volte abbiamo letto sui giornali e in alcuni siti quanto l’aglio faccia bene e aiuti a ridurre il rischio di alcune malattie? Del resto è proprio la tradizione che ha tramandato sino ai giorni nostri storie sugli effetti benefici di questo bulbo. La scienza conferma queste proprietà prodigiose oppure non esistono dati che sostengano queste teorie?
Quante volte abbiamo letto sui giornali e in alcuni siti quanto l’aglio faccia bene e aiuti a ridurre il rischio di alcune malattie? Del resto è proprio la tradizione che ha tramandato sino ai giorni nostri storie sugli effetti benefici di questo bulbo. La scienza conferma queste proprietà prodigiose oppure non esistono dati che sostengano queste teorie?
Cosa sappiamo degli effetti sulla nostra salute?
In generale, i ricercatori riconoscono al consumo di aglio la capacità di ridurre il rischio di sviluppare alcune patologie tra cui quelle a carico del sistema cardiovascolare ma anche il diabete di tipo 2. Un gruppo di studiosi inglesi, però, attraverso un articolo pubblicato su Trends in Pharmacological Sciences, ha sottolineato che spiegare come l’aglio effettivamente agisca sulla nostra salute e raccogliere risultati consistenti durante i test clinici sia molto difficile a causa dei numerosi composti prodotti da questa pianta.
L’aglio e i composti dello zolfo
L’aglio (Allium sativum) è una pianta bulbosa appartenente alla famiglia delle Amaryllidaceae, da sempre utilizzata a scopo alimentare e terapeutico. Il suo sapore unico – per alcuni alquanto respingente – deriva dai composti dello zolfo. Il vegetale, infatti, assorbe solfato dal suolo e lo incorpora negli amminoacidi e in molecole in cui si deposita lo zolfo. Sono proprio quest’ultime a essere biologicamente attive all’interno delle nostre cellule ma è necessario tenere conto che, nel momento in cui cuciniamo il bulbo, tali sostanze possono essere trasformate in circa cinquanta altri composti contenenti zolfo. Triturare spicchi freschi, lasciarli fermentare in alcol o schiacciarli per poi farli sfrigolare nell’olio, sono tutte preparazioni che portano allo sviluppo di diversi composti dello zolfo che, a loro volta, possono produrre un effetto differente sul nostro organismo. È proprio questo a rendere le ricerche in questo campo particolarmente complesse e a portare a risultati così diversi a seconda delle modalità degli studi svolti.
Lo studio e il futuro dell’alimentazione umana
Peter Rose, un biochimico dell’Università di Nottingham, e il suo gruppo hanno esaminato come i composti dello zolfo possano interagire con le molecole di segnalazione gassosa quali l’ossido di azoto e l’acido solfidrico, sono prodotti naturalmente nel nostro corpo. Queste molecole svolgono un ruolo importante in processi cellulari associati al sistema cardiovascolare, alle infiammazioni e a funzioni neurologiche. Una recente ricerca in vitro ha collegato i composti di zolfo che assumiamo con l’aglio all’incremento di molecole di segnalazione gassosa, suggerendo che questo possa essere il meccanismo comune attraverso il quale il consumo della pianta ha effetto sul corpo umano. Questa review, basata su numerosi contributi scientifici, sottolinea come ci sia la necessità di ulteriori studi sull’argomento. Forse, un giorno, riusciremo a capire esattamente cosa accade ai composti presenti anche in altri cibi, come li metabolizziamo, per poi riuscire a migliorare la nostra salute e diminuire i rischi di patologie con l’introduzione di determinati alimenti. Per Peter Rose è importante ricordare che l’aglio non è una pozione miracolosa: “Non penso ci sia un’unica specie di piante che costituisca una cura ma ce ne sono alcune che sono fortemente associate alla riduzione del rischio di patologie negli esseri umani”.
Se questo tema vi interessa, acquistate e leggete l’articolo “Le piante e la cura della salute” di Pinarosa Avato e Gian Pietro Di Sansebastiano, pubblicato nel numero di Sapere di aprile 2017.