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03 Mar 2015

Marijuana: svelati i segreti della “fame chimica”

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Gli scienziati stanno capendo meglio i meccanismi cerebrali della cosiddetta fame chimica, ossia quell’appetito che segue, di solito, il consumo di marijuana. E un giorno potrebbero spegnere l’appetito di chi mangia troppo.

Gli scienziati hanno fatto un passo avanti nella comprensione dei meccanismi cerebrali della cosiddetta fame chimica, ossia quell’appetito che segue, di solito, il consumo di marijuana.

Finora, si sapeva che questa sensazione particolare era dovuta all’attivazione di un recettore, chiamato CB1, che si trova in tutte le cellule del corpo, da parte di una sostanza contenuta anche nella marijuana, il drobaminolo. Il recettore CB1 aumenta la fame rilasciando ormoni che promuovono l’appetito, e si ritiene che la sua soppressione potrebbe aiutare a perdere peso. Il meccanismo secondo cui questi processi avvengono non era però ancora stato chiarito del tutto.

 

Neuroni dell’appetito

Ora, il gruppo di ricercatori di Tamas Horvath, della Yale University di New Haven, sembra aver gettato una luce importante su questo meccanismo. Gli scienziati, come si legge sulla rivista Nature, hanno infatti dimostrato che alcune cellule nervose, chiamate neuroni POMC (pro-opiomelanocortin), giocano un ruolo fondamentale. I neuroni POMC erano conosciuti perché promotori del senso di sazietà; ora, gli studiosi hanno svelato che questi rilasciano anche un ormone che promuove l’appetito. “Una scoperta intrigante” dichiara Uberto Pagotto, neuroscienziato dell’Università di Bologna esperto di cannabinoidi, “che ci fornisce un punto di partenza diverso da cui guardare i recettori CB1”. La ricerca sulla manipolazione del sistema cannabinoide potrebbe avere ripercussioni importanti sulle tecniche di regolazione dell’appetito per contrastare patologie nutrizionali.

REDAZIONE
La Redazione del sito saperescienza.it è curata da Micaela Ranieri dal 2019, in precedenza hanno collaborato Stefano Pisani e Alessia Colaianni.
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