Nuove terapie anti-cancro basata sul sistema immunitario avrebbe raggiunto ottimi risultati contro la malattia
Nuove terapie anti-cancro basate sul sistema immunitario avrebbero raggiunto ottimi risultati contro questa malattia.
La prima è stata presentata durante l’intervento di Stanley Riddell del Fred Hutchinson Cancer Research Centre di Seattle che si è tenuto nell’ambito del meeting annuale della American Association for the Advancement of Science e ha suscitato grande entusiasmo, anche se i dati della ricerca sono da studiare e approfondire.
Sarebbero stati usati globuli bianchi prelevati da pazienti con leucemia, che sono stati poi trattati in laboratori e re-impiantati. Finora, pare che il 90 per cento di pazienti, che avevano da due a cinque mesi di vita, è entrato in remissione e solo in due casi la risposta immunitaria eccessiva ha portato al decesso. La ricerca non è stata comunque ancora pubblicata in nessuna rivista o sottoposta al controllo di colleghi oncologi. “I dati che abbiamo finora sono senza precedenti” ha commentato Riddell.
Nello studio, sarebbero state prelevate dai pazienti le cosiddette cellule T killer, che agiscono come bombe che distruggono il tessuto infetto. I ricercatori hanno modificato geneticamente queste cellule in modo da dar loro un nuovo bersaglio: le cellule tumorali della leucemia linfoblastica acuta. “Una sola dose di questa terapia ha portato quasi tutti i pazienti alla remissione completa” ha continuato Riddell, parlando alla BBC. Ci sono stati però anche effetti collaterali: sette pazienti hanno sviluppato una grave sindrome da rilascio di citochine che ha richiesto cure intensive e si sono verificati anche due decessi. Gli effetti collaterali, quindi, sembrano molto più seri dei trattamenti convenzionali messi in campo contro la leucemia (chemio e radioterapia). Adesso, la comunità scientifica sta aspettando di poter esaminare in modo più approfondito il lavoro di Riddell e del suo team.
La seconda strada terapeutica, invece, è già stata pubblicata, sulla rivista Science Traslational Medicine. Durante lo stesso meeting è stato presentato il lavoro di un gruppo di ricercatori italiani dell’Irccs ospedale San Raffaele e Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. In questo caso, i ricercatori, coordinati da Chiara Bonini, si sono concentrati sull’individuazione di quella tipologia di linfociti che avevano le maggiori probabilità di uccidere selettivamente le cellule tumorali. Gli scienziati hanno identificato le cosiddette memory stem T cells o staminali della memoria immunologica. In questo modo, potrebbe essere possibile anche “creare un medicinale che potrebbe ridurre la probabilità di recidiva del cancro”, ha dichiarato Bonini.