È in parte italiano lo studio che ha portato alla produzione e sperimentazione del pomodoro bronzeo, le cui proprietà potrebbero alleviare i sintomi delle patologie infiammatorie croniche dell’intestino, quali la malattia di Chron e la rettocolite ulcerosa.
È in parte italiano lo studio che ha portato alla produzione e sperimentazione del pomodoro bronzeo, le cui proprietà potrebbero alleviare i sintomi delle patologie infiammatorie croniche dell’intestino, quali la malattia di Chron e la rettocolite ulcerosa.
Un concentrato di polifenoli
Il segreto del pomodoro bronzeo risiede nel contenuto di polifenoli: un ampio gruppo di composti organici naturali, prodotti da piante, batteri funghi e animali. Quali sono? Flavonoidi, melanine, lignine, antrachinoni e tannini, tutte sostanze di cui avrete sentito parlare nell’ambito di alimentazione e farmacologia. I polifenoli possiedono proprietà preziose tra le quali capacità antiossidanti, antibatteriche e antinfiammatorie. Angelo Santino, coordinatore dello studio pubblicato su Frontiers in Nutrition, spiega: “Frutta e verdura sono alimenti ricchi di polifenoli, ma per ottenere la giusta combinazione e le giuste quantità attraverso la dieta dovremmo assumerne una varietà e quantità elevatissime”.
Le nuove frontiere dell’ingegneria metabolica
Come fare a concentrare una quantità di polifenoli efficace in un alimento? L’ingegneria metabolica ci è di aiuto in questo: è una pratica che permette di ottimizzare geneticamente e regolare i processi all’interno delle cellule per aumentare la loro produzione di determinate sostanze. Sempre Angelo Santino, nel comunicato stampa ufficiale del CNR, racconta: “Nei nostri laboratori siamo riusciti ad ottenere, attraverso un approccio di ingegneria metabolica, una linea di pomodori, che abbiamo chiamato ‘bronzeo’ per il colore metallico e bronzato della loro buccia, che contengono una combinazione unica di polifenoli. Si tratta, in particolare, di flavonoli, antocianine e stilbenoidi la cui azione sinergica è stata valutata in topi affetti da infiammazione cronica intestinale”.
I risultati
Questa ricerca, svolta dall’Istituto di scienze delle produzioni alimentari del Consiglio nazionale delle ricerche (ISPA-CNR), unità di Lecce, in collaborazione con Cathie Martin ed Eugenio Butelli del John Innes Centre (Norwich, Regno Unito) e con Marcello Chieppa dell’IRCCS – Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico “S. De Bellis” di Castellana Grotte (Bari), dona nuove speranze a chi soffre di malattie infiammatorie croniche intestinali, 2,2 milioni di persone in Europa. “I risultati ottenuti dalle prove in vivo, dimostrano chiaramente che questa combinazione di polifenoli è in grado di migliorare i sintomi dell’infiammazione intestinale”, sottolinea Aurelia Scarano dell’ISPA-CNR. “Tra gli effetti benefici riscontrati, abbiamo osservato un miglioramento nella composizione del microbiota, con arricchimento in batteri lattici positivi e una riduzione sia nel contenuto di sangue nelle feci sia nella secrezione di fattori infiammatori”.
Aspettiamo che si passi, speriamo con successo, alle successive fasi della sperimentazione.