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21 Nov 2017

Vengo a prenderti stasera con la mia…auto elettrica!

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Era la Torpedo blu la protagonista originale del brano di Giorgio Gaber a cui si ispira il titolo di questo articolo. Un’automobile nata in Francia nei primi anni del Novecento e uno status symbol da anni ruggenti. In questo millennio la tendenza è sicuramente diversa e possedere un’auto elettrica potrebbe soddisfare le nostre esigenze sociali e salvare l’ambiente. Ci state pensando anche voi?

Era la Torpedo blu la protagonista originale del brano di Giorgio Gaber a cui si ispira il titolo di questo articolo. Un’automobile nata in Francia nei primi del Novecento e uno status symbol da anni ruggenti. In questo millennio la tendenza è sicuramente diversa e possedere un’auto elettrica potrebbe soddisfare le nostre esigenze sociali e salvare l’ambiente. Ci state pensando anche voi?

 

 

 

The story so far
 

 

Gli autoveicoli elettrici non sono il frutto della rivoluzione tecnologica degli ultimi anni. Già nel 1800 si cominciò a costruire veicoli con batterie ricaricabili in piccola scala ma fu nella seconda metà del secolo che, in Francia e in Inghilterra, furono messe a punto le prime automobili elettriche vere e proprie.

 

Nei primi anni del Novecento i mezzi di trasporto disponibili – a eccezione del cavallo – erano alimentati da vapore, benzina o elettricità: questi ultimi ebbero un iniziale successo poiché non necessitavano dei lunghi tempi di accensione dei primi e non erano complessi, rumorosi e maleodoranti come i secondi. Pensate che persino Ferdinand Porsche, il fondatore dell’omonima azienda che produce ancora oggi le celebri auto sportive, sviluppò un’auto elettrica chiamata P1, nel 1898.

 

Allora perché sono entrate nel dimenticatoio e solo ora, nel XXI secolo, stiamo cercando di riportare questa tecnologia in auge? Sembrava già parecchio vantaggiosa in passato. Nel 1908 Henry Ford produsse la Model T – che era proprio una torpedo – con motore a scoppio, disponibile a prezzi abbordabili. La diminuzione dei costi dei carburanti fossili diede, probabilmente, il colpo di grazia decisivo all’opzione elettrica.

 

 

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Le sfide da affrontare
 

 

Il III millennio ci sta ponendo davanti a sfide che non possiamo rifiutare di affrontare: l’inquinamento, i cambiamenti climatici, l’insostenibilità degli attuali modelli economici e sociali, ci stanno mettendo a dura prova e innovazione e tecnologia sono alcune delle armi a disposizione per non soccombere. In questo contesto, il revival dell’automobile elettrica porterebbe con sé vantaggi tra i quali:

  • zero emissioni atmosferiche nella fase di guida;
  • rumorosità ridotta (meno inquinamento acustico);
  • riduzione delle emissioni di anidride carbonica (producendo energia elettrica da fonti rinnovabili);
  • riduzione della dipendenza da petrolio.

Il passaggio dal vecchio al nuovo, però, richiede sforzi di natura non solo tecnologica ma anche culturale e politica.

 

 

Costi e sovvenzioni

 

 

Nonostante in Europa la vendita di auto elettriche sia aumentata negli ultimi anni, l’Italia rimane anche in questo ambito il fanalino di coda. I costi, nel nostro paese, sono ancora troppo elevati rispetto alle vetture con motore a scoppio e la rete di ricarica non è ancora abbastanza fitta ed estesa. Solo recentemente si è provveduto all’introduzione di alcuni incentivi quali l’esenzione dal bollo nei primi 5 anni, lo sconto sulla polizza assicurativa e, per i residenti nella provincia di Bolzano, supporti economici per cittadini e imprese.

 

Da poco è anche possibile convertire il proprio mezzo senza omologarlo nuovamente, seguendo lo stesso iter di chi installa un impianto a GPL o a metano e adoperando un opportuno kit prodotto da un’azienda accreditata dal Ministero dei trasporti. Tutto questo grazie al “Decreto retrofit”.

 

 

Se desiderate saperne di più, acquistate il numero di giugno 2017 di Sapere e leggete l’articolo “Le potenzialità di sviluppo dell’auto elettrica” di Romeo Danielis.

REDAZIONE
La Redazione del sito saperescienza.it è curata da Micaela Ranieri dal 2019, in precedenza hanno collaborato Stefano Pisani e Alessia Colaianni.
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