Questa sarà una settimana molto speciale: si celebrerà il cinquantesimo anniversario dello sbarco dell’uomo sulla Luna. Tra fenomeni celesti ed eventi per ricordare e festeggiare questo straordinario successo della NASA – e degli scienziati di tutto il mondo – noi ripercorriamo in breve la straordinaria storia della conquista della Luna da parte degli americani e di quegli incredibili giorni che videro degli esseri umani “saltellare” per esplorare il paesaggio magico e sconosciuto del nostro satellite.
Questa sarà una settimana molto speciale: si celebrerà il cinquantesimo anniversario dello sbarco dell’uomo sulla Luna. Tra fenomeni celesti ed eventi per ricordare e festeggiare questo straordinario successo della NASA – e degli scienziati di tutto il mondo – noi ripercorriamo in breve la straordinaria storia della conquista della Luna da parte degli americani e di quegli incredibili giorni che videro degli esseri umani “saltellare” per esplorare il paesaggio magico e sconosciuto del nostro satellite.
La corsa verso la conquista della Luna
Siamo in piena guerra fredda e i russi sembravano aver preso il sopravvento nella conquista dello spazio. C’era stato lo Sputnik 1, nel 1957, il primo satellite artificiale, e il primo uomo nello spazio nel 1961: era Jurij Gagarin, che divenne così la prima persona nello spazio e il primo a orbitare intorno alla Terra. Gli Stati Uniti d’America, nonostante la nascita della National Aeronautics and Space Administration (NASA), voluta nel 1958 dal presidente Eisenhower, continuava a calcare il secondo posto.
John Fitzgerald Kennedy, preoccupato per il ritorno di immagine a livello internazionale dovuto a queste “sconfitte”, espresse chiaramente la volontà e l’impegno affinché l’America riuscisse a tagliare un traguardo veramente spettacolare e, rivolgendosi al Congresso degli Stati Uniti, nel 25 maggio 1961, dichiarò: “Credo che questa nazione si debba impegnare a raggiungere l’obiettivo, prima che finisca questo decennio, di far atterrare un uomo sulla Luna e di farlo tornare sano e salvo sulla Terra”. Gli Stati Uniti si stanno rimboccando le maniche. Il Programma Apollo inizia la sua fase di realizzazione, non senza perdite – l’incendio e la morte dei suoi astronauti nell’Apollo 1 (1967) e l’incidente che impedì l’allunaggio e mise a repentaglio le vite dell’equipaggio dell’Apollo 13 (1970) – ma con risultati senza precedenti come lo storico primo sbarco dell’uomo sulla Luna dell’Apollo 11.
Il primo sbarco dell’uomo sulla Luna: “Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un grande passo per l’umanità”
Il primo allunaggio è avvenuto il 20 luglio del 1969 grazie alla missione Apollo 11. I membri dell’equipaggio erano Neil Armstrong, comandante, Buzz Aldrin, pilota del modulo lunare, e Michael Collins, pilota del modulo di comando. L’obiettivo principale della missione era il raggiungimento del suolo lunare da parte dell’equipaggio e il ritorno sulla Terra. Vi erano poi altri compiti da svolgere quali la trasmissione di immagini televisive e fotografiche dal satellite, una serie di esperimenti scientifici da condurre e la raccolta da parte dei due astronauti sbarcati, Armstrong e Aldrin, di campioni di superficie lunare.
Il lancio avvenne il 16 luglio 1969 da Cape Canaveral (John F. Kennedy Space Center), in Florida, e il 20 luglio dopo una serie di complesse manovre e di “contrattempi” da gestire, finalmente ci fu lo sbarco e la prima passeggiata lunare che fu trasmessa in diretta televisiva. Il primo a scendere e a mettere piede sul nostro satellite fu Neil Armstrong, che pronunciò l’iconica frase: “Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un grande passo per l’umanità”. Lui e Aldrin si occuparono degli esperimenti e della raccolta di campioni mentre Collins rimase nel modulo di comando, Columbia, in attesa del rendez-vous con il modulo lunare, Eagle, per recuperare i suoi colleghi e tornare sulla Terra. Circa 650 milioni di telespettatori furono testimoni di quell’impresa memorabile che si concluse con il ritorno sano e salvo dell’equipaggio recuperato nell’Oceano Pacifico il 24 luglio.
Un po’ di Italia nelle missioni Apollo
Nel Programma Apollo ci fu anche un po’ di Italia. Rocco Petrone, figlio di emigrati dalla Basilicata agli Stati Uniti, è stato un pioniere dei programmi spaziali: laureato in ingegneria meccanica presso il Massachusetts Institute of Technology e tenente colonnello, rango raggiunto nella U.S. Military Academy di West Point, fu determinante per la riuscita dei primi viaggi sulla Luna. Fu direttore delle operazioni di lancio del Kennedy Space Center della NASA dal 1966 al 1969 e dopo divenne direttore del Programma Apollo. Dal 1973 al 1974 fu anche direttore del Marshall Space Flight Center, sempre della NASA.
Un altro italiano che “mise le mani sulla Luna” fu il chimico Giovanni De Maria: anche lui di origini lucane, svolse per conto della NASA ricerche sui campioni lunari delle missioni Apollo 11, 12, 14, 15, 16 e 17, in cerca di informazioni sulla storia più antica del nostro sistema solare. Quando gli astronauti portarono sulla Terra i campioni di roccia lunari, la NASA pubblicò un bando invitando i ricercatori di tutto il mondo a proporre degli esperimenti da effettuare su questo materiale. Su 10.000 progetti presentati solo 57 furono approvati e, con grande sorpresa, tra gli accettati ce n’era uno che prevedeva la distruzione di questi preziosi campioni. Era quello del professor Giovanni De Maria che, nelle numerose occasioni pubbliche a cui partecipa continua a spiegare che analizzare quei campioni era come analizzare la nebulosa primordiale perché, a differenza delle rocce terrestri, tutto sulla Luna era rimasto invariato dalle origini. L’idea era quella di ridurre in gas una roccia lunare e misurare con precisione quali fossero gli elementi presenti al momento della sua formazione. Tra i risultati ottenuti c’era anche la possibilità di estrarre ossigeno da queste rocce, operazione che è legata alla possibilità futura di poter ricavare ossigeno per colonie lunari senza doverlo trasportare dalla Terra. Per saperne di più potete ascoltare un’intervista di qualche anno fa al professor De Maria tenutasi durante il Festival della Divulgazione di Potenza:
{youtube}https://www.youtube.com/watch?v=DM7z_-IB4QA{/youtube}
Simonetta Di Pippo, astrofisica e direttore dell’Ufficio per gli affari dello spazio extra-atmosferico delle Nazioni Unite, ci spiega l’importanza dell’esplorazione dello spazio nello sviluppo della tecnologia ma anche dell’economia, della società e della politica. Lo fa nell’articolo “Lo spazio globale”, pubblicato nel numero di giugno 2019 di Sapere.
Immagine di copertina: l’astronauta Edwin E. Aldrin Jr. (Buzz Aldrin), pilota del modulo lunare dell’Apollo 11, posa per una fotografia accanto alla bandiera degli Stati Uniti fissata al suolo durante l’attività extra-veicolare sulla superficie lunare (modif.). Credits: NASA