Particelle cariche accelerate potrebbe aiutare a spiegare come si formano i getti che sono presenti presso i buchi neri supermassicci. A rivelarlo, un nuovo studio di scienziati dell’IFAE di Bellaterra, Spagna, pubblicato sulla rivista Science.
Particelle cariche accelerate potrebbe aiutare a spiegare come si formano i getti che sono presenti presso i buchi neri supermassicci. A rivelarlo, un nuovo studio di scienziati dell’IFAE di Bellaterra, Spagna, pubblicato sulla rivista Science. In passato, gli astronomi hanno cercato di visualizzare i processi di formazione dei getti che compaiono nelle vicinanze buchi neri supermassicci, ma non hanno avuto molta fortuna: zoomare sulle regioni interessate è risultato infatti molto difficoltoso perché le galassie che li ospitano sono troppo lontane. Un modo indiretto per ottenere indizi sull’attività dei getti è misurare quanto l’emissione di raggi gamma nella regione di formazione dei cambi nel tempo.
J. Aleksic e colleghi hanno operato proprio in questo modo, concentrandosi sulla galassia IC 310, una galassia attiva con al centro un buco nero supermassiccio. Nel 2012, il dispositivo MAGIC – formato da una coppia di telescopi situati sull’isola di La Palma, Spagna – ha rilevato una grande emanazione di raggi gamma dalla galassia IC 310, la quale ha mostrato alcune delle più rapide variazioni di luminosità (con scale di tempo minori di un minuto) mai osservate in un oggetto extra-galattico. Le emissioni di raggi gamma dalla galassia IC 310 variavano in un intervallo di tempo persino inferiore a quello impiegato dalla luce per attraversare il cosiddetto “orizzonte degli eventi”, o “punto di non ritorno”, del buco nero supermassiccio al centro della galassia.
L’origine di questa rapidissima variabilità rimane incerta: tuttavia, valutando le possibili spiegazioni, gli scienziati hanno concluso che poteva essere causata da un’accelerazione di particelle alla base dei getti del buco nero. Queste osservazioni mettono in discussione i modelli esistenti di formazione dei getti e dimostrano che questi si possono formare molto più vicino al buco nero rispetto a quanto si pensasse.
[in foto: un getto relativistico rilasciato dal centro della galassia M87. Credit: NASA/ESA/Hubble]