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26 Lug 2017

Il mantello della Luna è ricco d’acqua?

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Usando dati di origine satellitare, un gruppo di ricercatori della Brown University è riuscito a individuare per la prima volta acqua diffusa nella parte interiore di un antico deposito di un vulcano esplosivo sulla Luna.

Usando dati di origine satellitare, un gruppo di ricercatori della Brown University è riuscito a individuare per la prima volta acqua diffusa nella parte interiore di un antico deposito di un vulcano esplosivo sulla Luna. La scoperta suggerisce che il nostro satellite contiene al suo interno una discreta quantità di acqua di origine indigena.

 

Acqua nei depositi vulcanici

Come si legge sulla rivista Nature Geoscience, gli scienziati sono riusciti a identificare numerosi depositi vulcanici, distribuiti sulla superficie della Luna, in cui sono immagazzinate quantità di acqua insolitamente alte (facendo il paragone con i terreni circostanti). Il mantello lunare, quindi, potrebbe essere molto ricco d’acqua. Gli studiosi ritengono che questi antichi depositi consistano in parte di frammenti di vetro che si sono formati in seguito all’esplosione eruttiva di magma proveniente dall’interno della Luna.
I ricercatori sospettano da anni che la parte interna della Luna abbia esaurito quasi completamente la sua “riserva” di acqua e altri composti volatili. Nel 2008, però, il team di ricercatori della Brown guidato da Alberto Saal ha rilevato tracce di acqua in alcune “perle” di vetro vulcaniche riportate sulla Terra dalle missioni Apollo 15 e 17. Nel 2011, ulteriori studi su piccole formazioni cristalline all’interno di queste perline hanno rivelato che esse contengono quantità di acqua simili a quelle presenti in alcuni basalti terrestri. Questo potrebbe significare che il mantello lunare, o almeno parte di esso, potrebbe essere ricco d’acqua come quello della Terra.

 

Il ruolo dei satelliti

“La questione chiave è se i campioni delle missioni Apollo rappresentino un’anomalia oppure no. Guardando ai dai orbitali, possiamo desumere che, dato che anche i grandi depositi piroclastici sulla Luna mai esaminati dalle missioni presentano tracce di acqua, i campioni delle missioni Apollo non sono anomali e quindi la parte interiore della Luna potrebbe essere ricca di acqua” ha commentato Ralph Milliken, della Brown University, principale autore del nuovo studio. 

Gli scienziati hanno usato spettrometri orbitali per misurare la luce che rimbalzava sulla superficie lunare, in corrispondenza dei depositi vulcanici: in questo modo, è possibile avere un’idea di quali minerali e altri composti siano presenti nell’area. Il problema della Luna è il suo riscaldamento, che è molto elevato soprattutto alle latitudini in cui si trovano i depositi: il calore confonde, perché l’emissione termica avviene alle stesse lunghezze d’onda usate per cercare acqua. I ricercatori hanno superato il problema usando misure di laboratorio basate sui campioni delle missioni Apollo combinate con un profilo dettagliato della temperatura delle aree di interesse della superficie lunare.

Usando la correzione termica, gli studiosi hanno esaminato i dati del Moon Mineralogy Mapper, uno spettrometro a immagini che si trova a bordo dell’orbiter lunare indiano Chandrayaan-1. Gli scienziati hanno trovato tracce di acqua in quasi tutti i grandi depositi piroclastici che erano stati precedentemente mappati sulla superficie della Luna, compresi i depositi nei pressi dei siti di atterraggio delle missioni Apollo 15 e 17. “La distribuzione di questi depositi ricchi di acque è una spetto chiave” ha spiegato Milliken “essi sono diffusi su tutta la superficie, il che ci dice che l’acqua trovata nei campioni delle missioni Apollo non è un’eccezione: i depositi piroclastici lunari sembrano essere universalmente ricchi di acqua, il che suggerisce che lo stesso vale per il mantello”.

 

L’esplorazione lunare

Questa scoperta, oltre ad accrescere la conoscenza delle origini del nostro satellite, potrebbe avere ricadute per la futura esplorazione lunare. Se infatti le perline raccolte dalle missioni Apollo non contenevano molta acqua, solo lo 0,05 per cento del loro peso, i depositi sono estesi e potrebbe essere potenzialmente possibile estrarre acqua. “Altri studi suggerivano la presenza di ghiaccio nelle regioni in ombra dei poli lunari, ma i depositi piroclastici potrebbero essere più facili da raggiungere” concludono gli scienziati.

REDAZIONE
La Redazione del sito saperescienza.it è curata da Micaela Ranieri dal 2019, in precedenza hanno collaborato Stefano Pisani e Alessia Colaianni.
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