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04 Apr 2019

La prima missione israeliana in viaggio verso la Luna

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Small country, big dreams. In italiano “Piccola nazione, grandi sogni”. È ciò che si legge sulla bandiera fissata su Beresheet la navicella spaziale della prima missione israeliana che ha come obiettivo la Luna. Un progetto che ha due aspetti rilevanti: questa è la prima missione al di fuori dell’orbita terrestre sostenuta quasi esclusivamente da fondi privati e, se sarà conclusa con successo, Israele sarà il quarto paese a compiere un allunaggio controllato, dopo i giganti Russia, Stati Uniti e Cina. Approfondiamo insieme la storia della realizzazione del progetto e seguiamone le tappe.

Small country, big dreams. In italiano “Piccola nazione, grandi sogni”. È ciò che si legge sulla bandiera fissata su Beresheet la navicella spaziale della prima missione israeliana che ha come obiettivo la Luna. Un progetto che ha due aspetti rilevanti: questa è la prima missione al di fuori dell’orbita terrestre sostenuta quasi esclusivamente da fondi privati e, se sarà conclusa con successo, Israele sarà il quarto paese a compiere un allunaggio controllato, dopo i giganti Russia, Stati Uniti e Cina. Approfondiamo insieme la storia della realizzazione del progetto e seguiamone le tappe.

 

In principio fu… il Google Lunar X Prize

 

Beresheet è la traslitterazione dell’ebraico “in principio”, citazione dal Libro della Genesi. Un nome che deriva dalla vocazione pioneristica del progetto e che ci dà l’appiglio per raccontare la sua origine. Infatti in principio fu il Google Lunar X Prize: nel 2007, in occasione della Wired Nextfest, fu annunciata una competizione spaziale ideata e realizzata dalla X Prize Foundation, organizzazione americana non-profit concentrata sull’incentivazione di innovazioni tecnologiche, con la sponsorizzazione di Google. Il traguardo da superare era lanciare, far arrivare sulla superficie lunare e far muovere un robot che, a quel punto, avrebbe dovuto inviare, come prova dell’avvenuto allunaggio, foto e dati dal nostro satellite. La sfida era riservata solo a gruppi di ricerca privati e si concluse a gennaio 2018 senza vincitori, poiché nessuno dei cinque partecipanti giunti nella fase finale era in grado di rispettare la scadenza prevista per il lancio. Il fallimento della gara fu imputato alla difficoltà dei team di raccogliere fondi sufficienti ma anche a problemi tecnici e normativi. Tra i cinque finalisti c’era SpaceIL, l’azienda che il 22 febbraio 2019 ha lanciato Beresheet verso la Luna. Infatti, nel frattempo, i costi per i lanci spaziali sono decisamente diminuiti e, tra investimenti privati e pubblici – la partnership delle Israel Aerospace Industries e 2 milioni di dollari della Israel Space Agency – il progetto è potuto andare in porto, anche approfittando di un passaggio del razzo Falcon 9 di Space X già in partenza con due satelliti, uno indonesiano e l’altro della US Air Force.

 

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Cosa farà Beresheet sulla Luna?

 

Lo scopo principale di Beresheet nella sua missione scientifica, della durata di due giorni, è l’analisi del magnetismo del nostro satellite. Gli scienziati confronteranno i dati sui campi magnetici delle rocce lunari con la loro età, ricavata dalla storia geologica, per cercare di capire se la Luna un tempo avesse un nucleo metallico liquido che potrebbe aver magnetizzato tali rocce. Inoltre, in parte come era stato stabilito dal Google Lunar X Prize, Beresheet ci invierà (e lo sta già facendo in maniera molto social, con un account Twitter dedicato) immagini e video durante il suo viaggio.
Non finisce qui, perché il satellite porta con sé anche una piccolissima testimonianza della civiltà terrestre: un disco contenente 30 milioni di pagine di informazioni, una sorta di capsula del tempo.

 

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Reso noto il sito di allunaggio

 

Partita il 22 febbraio e, dopo un viaggio di sette settimane in cui si allontanerà man mano dalla nostra orbita per essere catturata da quella lunare, Beresheet dovrebbe atterrare giovedì 11 aprile, nel Mare Serenitatis: è stato scelto questo luogo perché considerato il più sicuro per la quasi mancanza di precipizi, crateri o altri oggetti che potrebbero danneggiare l’attrezzatura. Lì il magnetometro SILMag (SpaceIL Magnetometer) potrà acquisire le informazioni necessarie per la riuscita della missione. Anche in questo momento Silmag è in azione e sta registrando i dati magnetici provenienti dalla stessa sonda per poterli sottrarre alle misure che saranno registrate sulla Luna.

 

Una nuova era dell’esplorazione lunare

 

Questa missione potrebbe essere la scintilla di una nuova era dell’esplorazione lunare in cui i privati sarebbero sempre più coinvolti in progetti di indagine e sfruttamento delle risorse del satellite. Come riportato in una News di Nature, c’è un crescente interesse da parte dei governi per questo nuovo modello di business, tanto che NASA ed ESA (European Space Agency) stanno cercando di investire in aziende private per portare strumentazione scientifica sul suolo lunare. L’agenzia americana spera di trasformare la Luna in un terreno di training in vista delle possibili future missioni su Marte e di poter capire come sfruttare le risorse presenti sul satellite per il sostentamento di equipaggio umano. Sono questi gli obiettivi che sottendono il programma Commercial Lunar Payload Services (CLPS), lanciato nel 2018 e costato 2,6 miliardi di dollari. L’ESA, invece, sta progettando una missione con un unico lander che sarà lanciata presumibilmente nel 2025, il cui obiettivo sarà dimostrare che si possa ricavare acqua e ossigeno dal suolo dei poli lunari.

 

Sarà possibile un futuro nello spazio? A tal proposito vi invitiamo a leggere l’articolo di Giovanni Bignami, “Progetto Marte: tra fantascienza e realtà”, pubblicato nel numero di dicembre 2016 di Sapere.

 

Credits immagine: foto di JB Pe da Pixabay

 

 

Aggiornamento del 15/04/2019: purtroppo Beresheet non ce l’ha fatta. Dopo essere entrata con successo nell’orbita lunare, il 4 aprile, al momento dell’atterraggio si è schiantata sul suolo lunare. L’11 aprile, durante la discesa, a causa di problemi al motore e di comunicazione, la missione non è stata portata a termine. Rimangono, però, le immagini mozzafiato scattate dalla sonda durante il suo viaggio e poco prima della fine.

REDAZIONE
La Redazione del sito saperescienza.it è curata da Micaela Ranieri dal 2019, in precedenza hanno collaborato Stefano Pisani e Alessia Colaianni.
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