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10 Gen 2019

Un inizio d’anno spaziale, tra Ultima Thule e il lato nascosto della Luna

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I primi giorni di gennaio 2019 sono stati forieri di buone notizie nell’ambito dell’esplorazione spaziale. In particolare, una vasta eco è stata suscitata da New Horizons, la sonda che a capodanno ha sorvolato Ultima Thule, l’oggetto celeste più lontano mai visitato da una missione spaziale, e da Chang’e-4, il lander cinese atterrato sull’emisfero sud della faccia nascosta della Luna, il 3 gennaio scorso.

I primi giorni di gennaio 2019 sono stati forieri di buone notizie nell’ambito dell’esplorazione spaziale. In particolare, una vasta eco è stata suscitata da New Horizons, la sonda che a capodanno ha sorvolato Ultima Thule, l’oggetto celeste più lontano mai visitato da una missione spaziale, e da Chang’e-4, il lander cinese atterrato sull’emisfero sud della faccia nascosta della Luna, il 3 gennaio scorso.

 

New Horizons, una missione per esplorare Plutone e la fascia di Kuiper

 

La missione New Horizons, lanciata nel 2006, è stata progettata per studiare il sistema di Plutone e per avventurarsi nella misteriosa Fascia di Kuiper. Il limite più interno di quest’area si trova nell’orbita di Nettuno, a una distanza di 30 UA dal Sole (l’Unità Astronomica corrisponde alla distanza tra la Terra e la nostra stella). Gli scienziati ipotizzano che i corpi celesti ghiacciati della Fascia di Kuiper siano i resti della formazione del Sistema solare ed è per questo che il suo studio è uno degli obiettivi primari di New Horizons che, nel suo lungo viaggio, ha già procurato nuovi dati su Plutone, Caronte e sulle altre quattro lune del pianeta nano, precedentemente sconosciute: Notte, Stige, Cerbero e Idra.

 

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Capodanno su Ultima Thule

 

Tre anni dopo essersi allontana da Plutone, la sonda New Horizons ha compiuto un flyby (un volo in prossimità di un oggetto celeste per scopi osservativi) attorno a (486958) 2014 MU69, più conosciuta con il nome di Ultima Thule. Ultima Thule è un corpo celeste appartenente alla Fascia di Kuiper, scoperto nel 2014 grazie alle osservazioni del telescopio spaziale Hubble, e designato come obiettivo di un volo ravvicinato della missione New Horizons, che così ha potuto aggiungere ai suoi primati (è stata la prima sonda a esplorare Plutone) l’esame diretto un oggetto costituito dai residui della nascita del nostro Sistema solare e lontano oltre 6 miliardi di chilometri dalla Terra.
Le immagini raccolte dalla sonda durante l’avvicinamento – fotografie scattate a 3500 chilometri da Ultima Thule – hanno mostrato una forma assimilabile a quella di un birillo rotante, della dimensione di circa 32 per 16 chilometri: è una binaria a contatto, due corpi rocciosi differenti di forma sferica in contatto reciproco permanente e tenuti insieme ciascuno dalla gravità dell’altro.

 

Formazione Ultima Thule

 

Formazione di Ultima Thule: circa 4,5 miliardi di anni fa una nuvola rotante di piccoli corpi ghiacciati ha iniziato a unirsi; alla fine sono rimasti due oggetti più grandi, Ultima e Thule i quali, lentamente, si sono avvicinati a spirale l’uno verso l’altro fino a toccarsi e a formare l’oggetto bilobato che possiamo osservare oggi. Credits: Nasa/Jhuapl/Swri/James Tuttle Keane

 

Per ora i dati del flyby hanno dimostrato che Ultima Thule ruota come un’elica con l’asse che punta in maniera approssimativa verso New Horizons: ecco perché nelle immagini scattate prima di migliorane la risoluzione, la luminosità di questo corpo della Fascia di Kuiper non sembrava variare mentre ruotava. Ai ricercatori toccherà determinare il periodo di rotazione ed elaborare dati e foto collezionati durante il sorvolo, il cui download sarà eseguito nei prossimi 20 mesi.

 

Chang’e-4 atterra sul lato nascosto della Luna

 

Il 3 gennaio 2019, invece, è stato il turno del lander cinese Chang’e-4, allunato sull’emisfero sud della faccia nascosta della Luna, nel cratere Von Kármán. Questa è la prima missione a posarsi sul lato del satellite opposto alla Terra. L’obiettivo di Chang’e-4 sarà raggiungere una conoscenza più approfondita della geologia, dell’origine e dell’evoluzione del nostro satellite. Come si perverrà a questi risultati? Ci penseranno gli strumenti di cui sono equipaggiati il lander stesso e il rover, che passeggerà sul suolo lunare a caccia di dati. Tra gli esperimenti previsti, quello che suscita maggiore curiosità è il “mini ecosistema” progettato dall’Università di Chongqing della Cina sud-occidentale, in collaborazione con altre 28 università cinesi. È una scatola cilindrica in materiali in lega di alluminio, del peso di circa 3 chilogrammi, che contiene semi di patata, di Arabidopsis (Arabetta comune, organismo vegetale modello scelto molto spesso per gli studi di genetica) e uova di bachi da seta. Una volta nati, gli insetti produrranno anidride carbonica, mentre i vegetali genereranno ossigeno attraverso la fotosintesi, ricreando un piccolo ed elementare ecosistema che sarà esaminato dagli scienziati in remoto, attraverso le immagini inviate da una piccola telecamera. Un primo passo per vagliare le possibilità dell’uomo di poter sostare in una futura base lunare in missioni con equipaggio a lungo termine.

 

Potrete continuare a esplorare lo spazio comodamente seduti leggendo l’articolo di Giovanni Bignami, “Progetto Marte: tra fantascienza e realtà”, pubblicato sul numero di dicembre 2016 di Sapere.

REDAZIONE
La Redazione del sito saperescienza.it è curata da Micaela Ranieri dal 2019, in precedenza hanno collaborato Stefano Pisani e Alessia Colaianni.
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