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16 Feb 2019

LSD: un acido che ha fatto la storia – Ricomincia la ricerca

Francesco Milano

Francesco Milano
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Negli anni in cui era ancora legale, l’LSD era impiegato nelle terapie per i malati terminali, sia come cura palliativa per il dolore, sia per favorire l’accettazione della morte imminente. Grazie all’LSD il concetto di morte poteva essere radicalmente cambiato: la nostra cultura occidentale ci porta a identificarci col nostro corpo ma, grazie alle esperienze psichedeliche e all’allargamento della coscienza, si è capaci di concepirsi come qualcosa di più grande e si percepisce la morte come un’avventura per la nostra coscienza, un varcare una dimensione infinita di cui non sappiamo nulla.

Negli anni in cui era ancora legale, l’LSD era impiegato nelle terapie per i malati terminali, sia come cura palliativa per il dolore, sia per favorire l’accettazione della morte imminente. Grazie all’LSD il concetto di morte poteva essere radicalmente cambiato: la nostra cultura occidentale ci porta a identificarci col nostro corpo ma, grazie alle esperienze psichedeliche e all’allargamento della coscienza, si è capaci di concepirsi come qualcosa di più grande e si percepisce la morte come un’avventura per la nostra coscienza, un varcare una dimensione infinita di cui non sappiamo nulla.

 

Scaduta l’ultima autorizzazione speciale, l’acido scomparve dalla faccia della terra per numerosi anni, vittima di una demonizzazione anche a livello di ricerca, giudicata troppo pericolosa e incerta per essere portata avanti. Poi la situazione ha cominciato di nuovo, lentamente, a cambiare. Alcuni laboratori intorno all’anno 2000 sono riusciti, con enormi difficoltà, a ottenere dei permessi per riprendere le sperimentazioni con la psilocibina prima e l’LSD poi. Dal 2008 sono ripresi in Svizzera dei test sull’uso dell’LSD per alleviare l’ansia da fine vita dei malati terminali, con esiti molto positivi anche a seguito di una sola somministrazione. Dal 2014, all’Imperial College di Londra, l’LSD viene testato, sotto la direzione di Robin Carhart-Harris, contro la depressione e le dipendenze su diversi volontari. In uno studio pubblicato nello stesso anno da Gasser e collaboratori, si sono studiati gli effetti di una singola dose di LSD somministrata a soggetti sani in condizioni controllate, rilevando effetti benefici duraturi sui livelli di ansia e qualità di vita percepita, senza ulteriori effetti collaterali. In uno studio analogo del 2017 si è concluso che una dose di 200 microgrammi di LSD genera effetti benefici come maggiore positività, senso di benessere e apertura sociale nella maggior parte dei volontari, anche a distanza di 12 mesi, senza indurre cambiamenti nella personalità dei soggetti.

 

Dopo questo lungo viaggio (o se volete, trip) nella storia dell’LSD, torniamo quindi al microdosing. Come detto al principio di questo racconto, diversi creativi, specialmente nel settore high-tech, riferiscono di assumere quasi quotidianamente piccole quantità di LSD (circa un decimo di una dose normale), per essere più felici e concentrati al lavoro, senza però le sensazioni allucinogene che si hanno a dosi normali. Si dice che lo stesso Hofmann (il chimico svizzero che sintetizzò l’LSD per la prima volta) abbia praticato il microdosing nei suoi ultimi anni di vita. L’efficacia di questa pratica, però, non è mai stata provata scientificamente, e uno studio clinico tradizionale su larga scala sarebbe impossibile dato che l’LSD è illegale. La Fondazione Beckley, istituita per promuovere la ricerca sulle sostanze psicoattive, ha iniziato nel settembre 2018 il primo trial sul microdosing con una modalità piuttosto insolita. In pratica ha reclutato, attraverso l’iscrizione volontaria al sito https://selfblinding-microdose.org, coloro che già praticano il microdosing invitandoli a partecipare a uno studio cosiddetto “auto-cieco“. Si tratta di assumere la sostanza o da capsule contenenti LSD o da capsule vuote, identiche esteriormente, ma etichettate in modo che gli sperimentatori possano sapere quale sia. Questionari, test e giochi cognitivi online forniranno, quindi, la base di dati dalla cui analisi statistica si potrà concludere se il senso di felicità e concentrazione sia realmente legato all’uso di LSD o alla semplice idea di usarlo.

 

In attesa di conoscere i risultati di questo interessante studio, concludiamo con una raccomandazione: state alla larga da tutte le droghe!

Francesco Milano
Francesco Milano
Francesco Milano è ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche presso la sede di Bari dell’Istituto per i Processi Chimico-Fisici. Laureato in Chimica nel 1997, è da anni impegnato nello studio della fotosintesi, nella cattura dell’energia associata alla luce solare e sua trasformazione in energia chimica.
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