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08 Lug 2014

Il bitcoin: la moneta virtuale nata dai codici della rete

Paolo Magaudda

Paolo Magaudda
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Un fenomeno al centro dell’intreccio tra tecnologie e consumi è senza dubbio la moneta virtuale bitcoin. Recentemente i manager dei popolari siti commerciali eBay e Paypal hanno dichiarato che a breve i loro portali supporteranno per i propri pagamenti anche questa moneta, assurta agli onori delle cronache nel 2013 a seguito di un’impennata del proprio valore.

Un fenomeno al centro dell’intreccio tra tecnologie e consumi è senza dubbio la moneta virtuale bitcoin. Recentemente i manager dei popolari siti commerciali eBay e Paypal hanno dichiarato che a breve i loro portali supporteranno per i propri pagamenti anche questa moneta, assurta agli onori delle cronache nel 2013 a seguito di un’impennata del proprio valore. Da un’iniziale quotazione di una decina di dollari, il bitcoin ne vale oggi circa 650 (ma domani chissà) e viene già accettato da alcuni popolari siti web, come la piattaforma di giochi online Zynga (quella di Farmville). Sembra inoltre che il nuovo conio virtuale sarà presto supportato anche dalle prossime versioni dei software di Apple, un passaggio che potrebbe diventare decisivo nelle sorti di questa innovazione monetaria.

 

I bitcoin: tra peer-to-peer e criptografia

I bitcoin sono il frutto di un complesso sistema informatico che mette insieme il meccanismo peer-to-peer (lo scambio orizzontale di dati tra utenti) e la criptografia: non esiste una “banca” centrale e ogni possessore di bitcoin conserva sul proprio computer alcuni dati codificati, necessari per il funzionamento dell’intero sistema monetario. Si tratta di un sistema molto simile ai programmi di file sharing, che permettono la circolazione di film e musica senza che questi siano archiviati su un unico server centrale. Sebbene oggigiorno si discuta molto dei bitcoin e del ruolo che questa moneta potrebbe avere per i futuri pagamenti in rete, tuttavia molte informazioni e retroscena tecnici relativi al suo funzionamento rimangono ancora poco chiari o sono addirittura inquietanti.

 

Chi ha inventato i bitcoin?

In primo luogo a tutt’oggi non si conosce la vera identità di chi ha creato questa moneta virtuale, la cui invenzione viene associata al nome di Satoshi Nakamoto, un ipotetico sviluppatore del protocollo tecnico alla base della circolazione dei bitcoin; addirittura non si sa nemmeno se dietro questo pseudonimo si nasconda un individuo, un gruppo di persone o magari un governo. E ancora: lo scorso febbraio il principale sito per lo scambio dei bitcoin, Mt. Gox, è fallito a causa di problemi tecnici ancora non chiariti, che sono stati inizialmente spiegati come furti degli hacker. Il sito ha dichiarato di aver “smarrito” in rete circa 850.000 bitcoin, per un corrispettivo di quasi mezzo miliardo di dollari, lasciando così a mani vuote migliaia di investitori che avevano in deposito la nuova valuta virtuale presso questa banca (anch’essa naturalmente virtuale).

 

Il futuro dei bitcoin

Nonostante questi e altri aspetti oscuri (tra i quali la completa anonimità delle transazioni e il conseguente uso della moneta virtuale in attività illegali) lascino perplessi sulla possibilità di affermazione dei bitcoin, in ogni caso questa moneta rappresenta un passaggio fondamentale nella storia della rete: si tratta infatti della prima moneta virtuale indipendente dal sistema economico tradizionale e basata sui protocolli e i codici software nati con Internet. Certamente non tarderemo a vedere se il bitcoin si trasformerà presto in una nuova bolla finanziaria o se diventerà uno degli strumenti di pagamento comuni nella nostra società dei tecnoconsumi.

Paolo Magaudda
Paolo Magaudda
Sociologo dell'Università di Padova, dove si occupa del rapporto tra tecnoscienza, cultura e società, ed è segretario nazionale di STS Italia, la società scientifica che promuove lo studio sociale della scienza e della tecnologia.
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