Nel corso degli ultimi mesi abbiamo assistito a differenti casi di cronaca che hanno messo in luce inquietudini, pericoli e minacce nell’uso dei social network e di altri servizi digitali, risvegliandoci da un forse eccessivo torpore che ha contraddistinto in questi ultimi anni la diffusione di queste tecnologie nel contesto sociale.
Nel corso degli ultimi mesi abbiamo assistito a differenti casi di cronaca che hanno messo in luce inquietudini, pericoli e minacce nell’uso dei social network e di altri servizi digitali, risvegliandoci da un forse eccessivo torpore che ha contraddistinto in questi ultimi anni la diffusione di queste tecnologie nel contesto sociale.
Già nel corso dell’estate il successo del gioco sociale Pokemon Go – che abbiamo iniziato a raccontare nel numero scorso di Tecnoconsumi – è stato accompagnato da un elevato numero di incidenti, anche mortali, causati per lo più dalla disattenzione nell’utilizzare gli smartphone in strada e in luoghi all’aperto. Nella solo Regno Unito, sono stati quasi 300 gli incidenti riferiti direttamente a questo gioco e non sono mancate nemmeno le morti accidentali: il primo dei decessi legato all’uso di Pokemon Go pare sia avvenuto in Giappone, dove alla fine di agosto un uomo, che stava cacciando Pokemon alla guida della propria auto, ha investito due donne che attraversavano sulle strisce, uccidendone una. L’interazione tra un nuovo gioco sullo smartphone e gli spazi delle città ha effettivamente generato un cocktail letteralmente micidiale.
Il tragico caso di Tiziana Cantone
Tuttavia, il caso ancora più eclatante e tragico, relativo all’uso dei social network e che ha colpito nel profondo l’opinione pubblica del nostro paese, è stato quello che ha coinvolto la giovane donna Tiziana Cantone. Il passato 13 settembre la trentunenne napoletana si è suicidata a causa delle conseguenze umane e giudiziarie della circolazione non autorizzata attraverso la Rete di filmati che la ritraevano in situazioni sessualmente esplicite. La notizia è stata riportata con grande risonanza nelle prime pagine di tutti i quotidiani e in apertura dei telegiornali, che hanno raccontato a profusione i dettagli della tragica vicenda che ha coinvolto la ragazza. Senza tornare bisogni di ritornare sui particolari di questa triste vicenda ma ragionando in termini più generali, è utile riflettere su come questo tragico caso rappresenti una sorta di punto di non ritorno nella nostra percezione degli smartphone e dei social network, una perdita dell’innocenza nel nostro rapporto con l’uso di queste tecnologie della comunicazione.
Quello che possiamo imparare
Che smatphone e social network potessero essere la causa di numerosi problemi ce ne eravamo già accorti da qualche tempo. Conflitti matrimoniali o licenziamenti in tronco a causa di una fotografia fatta al momento sbagliato e condivisa in modo un po’ troppo disinvolto su Facebook, ne abbiamo già visti in abbondanza negli ultimi anni. Ma la morte di una persona che, nonostante l’intervento della magistratura, ha perso completamente il controllo dei propri filmati con contenuti imbarazzanti sposta ancora più in alto (o forse è meglio dire più in basso) l’asticella dei rischi e dei pericoli dei media digitali.
Quello che ci ha insegnato la tragica vicenda di questa povera ragazza è che non è poi così distante dalla realtà il ritrovarsi completamente in balia di meccanismi perversi e incontrollabili di circolazione dei contenuti attraverso la Rete. Ci ha mostrato che quando si innescano questi meccanismi di condivisione, rielaborazione e di fruizione di contenuti privati scappati al controllo, anche l’intervento di polizia e magistratura non è più sufficiente a imbrigliare la stupidità e la superficialità collettiva della Rete. Ma possiamo anche sperare che, oltre a spaventarci, il caso di Tiziana Cantone ci insegni a sviluppare una nuova consapevolezza sull’uso dei media digitali. Soprattutto, che renda impellente la necessità di pensare a politiche di educazione e formazione all’uso dei social network e delle piattaforme di condivisione, soprattutto ma non solo tra i giovanissimi. Tutto questo prima della prossima, e purtroppo probabile, notizia di cronaca nera.