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22 Dic 2014

L’autostop 2.0 e la guerra al taxi digitale

Paolo Magaudda

Paolo Magaudda
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Una delle trasformazioni introdotte dall’uso di smartphone e social network riguarda l’uso del taxi e la diffusione della condivisione dei passaggi in auto, il cosiddetto car pooling.

Una delle trasformazioni introdotte dall’uso di smartphone e social network riguarda l’uso del taxi e la diffusione della condivisione dei passaggi in auto, il cosiddetto car pooling. Una delle piattaforme digitali più note per la condivisione di passaggi in macchina è Blablacar, un social network nato in Francia nel 2006, sul quale è possibile rispondere ad annunci che offrono passaggi in automobile in cambio di un contributo per la benzina. Un passaggio da Roma a Milano, per esempio, è scambiato a circa 30 euro: quasi un terzo rispetto al biglietto regolare del treno. Questo servizio ha rivoluzionato in pochi anni il concetto stesso dell’autostop: Blablacar ha oggi circa 10 milioni di utenti registrati in 13 differenti paesi e ogni mese il servizio è utilizzato da circa 2 milioni di persone.

 

La guerra dei tassisti contro un’app per smartphone

Ma il servizio web più dirompente in fatto di passaggi automobilistici è tuttavia un altro: Uber, offerto attraverso un’app per smartphone nominata nel 2014 tra le migliori applicazioni all’interno dell’Apple Store. Azienda statunitense fondata nel 2009, tra le varie possibilità, Uber permette anche a privati cittadini di offrire passaggi a pagamento. La diffusione di questa app nelle città di mezzo mondo si è tradotta in una nuova concorrenza nei confronti dei taxi e dei servizi di noleggio di auto tradizionali. Comprensibilmente, la moltiplicazione di passaggi in auto attraverso Uber ha provocato una durissima reazione da parte dei tassisti, anche in alcune città italiane dove il servizio è attivo. Lo scorso 10 maggio i tassisti milanesi hanno organizzato addirittura un corteo “anti-Uber” per le vie della città, radunandosi per protesta davanti alla sede del Comune. Come è noto, infatti, il mondo dei tassisti rappresenta un settore altamente regolato, per esempio in relazione all’acquisto della licenza di tassista. L’accusa dei tassisti nei confronti della tecnologia di Uber è dunque quella di costituire uno strumento usato per eludere le leggi del trasporto, alimentando così nuove opportunità per i tassisti abusivi.

 

Dai telai alle app: le proteste dei movimenti luddisti

I critici di Uber sostengono che ci troviamo difronte a una nuova tecnologia che ha l’obiettivo di scardinare gli equilibri sociali ed economici, allo scopo di creare profitti per una azienda statunitense in prima fila per sfruttare le possibilità di Internet senza nessun riguardo per i tassisti lavoratori. Si tratta di critiche molto simili a quelle che, agli inizi dell’Ottocento, il movimento luddista inglese mosse nei confronti della meccanizzazione delle imprese tessili. Sebbene in quell’epoca l’introduzione dei telai meccanici velocizzasse la produzione di tessuti, la diffusione del telaio meccanico ebbe nell’immediato l’effetto di aumentare la disoccupazione e diminuire i salari dei lavoratori poiché le macchine sostituivano il lavoro umano. Come se il tempo si fosse fermato, dai telai tessili alle app per smartphone, a distanza di due secoli ci ritroviamo a osservare le medesime dispute e tensioni tra società e nuove tecnologie.

Paolo Magaudda
Paolo Magaudda
Sociologo dell'Università di Padova, dove si occupa del rapporto tra tecnoscienza, cultura e società, ed è segretario nazionale di STS Italia, la società scientifica che promuove lo studio sociale della scienza e della tecnologia.
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